C’è una tendenza che gli psicologi hanno evidenziato nel
corso del tempo riguardo ai nostri ricordi e alla nostra capacità di
conservarli: indicativamente, gli eventi “memorabili”, e quindi quelli che
rimangono presenti alla mente anche a distanza di molti anni, sono quelli
svoltisi tra i 15 e i 25 anni di età.
Magari si tratta di un album che amiamo, o di un libro, oppure
di un evento di attualità accaduto in quel periodo della nostra vita: la
costante è però che, nella curva che segue la nostra capacità di memorizzare i
fatti, quel decennio sia il più ricco di eventi.
Secondo alcuni ricercatori, il motivo va ricercato nel fatto
che siamo più portati a ricordare quelle che sono state le nostre “prime volte”
in diversi campi, dal primo bacio alla prima volta che abbiamo guidato,
che spesso accadono in quell’intervallo temporale. Altri credono invece che sia
da imputare al fatto che culturalmente siamo portati in quel periodo a fare
esperienze nuove e poi a raccontarle e discuterle, così da dar loro una
maggiore importanza rispetto a fatti successivi meno approfonditi.
Su un articolo scritto per The Conversation, i professori di psicologia Chris Moulin, Akira O’Connor
e Clare Rathbone hanno cercato di spiegare questo curioso fenomeno con una
nuova teoria che ha fatto seguito ai loro studi in merito.
Gli autori hanno scelto di non fare uso dello strumento
abituale in questo genere di ricerca, ovvero dei test mnemonici, perché le
persone ricordano ciò che è personalmente significativo per loro, non eventi
casuali, quindi non hanno chiesto ai partecipanti dei loro esperimenti di
ricordare liberamente del materiale a loro scelta.
Piuttosto, hanno chiesto loro di scegliere oggetti culturali
come i film vincitori di Oscar o i singoli musicali più venduti in un elenco che
andava dal 1950 al 2005, chiedendo loro di quali si ricordassero. Questo ha
fatto sì che fosse evidenziato un picco mnemonico tra i 15 e i 25 anni.
Gli autori hanno anche chiesto ai partecipanti di scegliere
i loro cinque preferiti dalla lista tra film e canzoni, con lo scopo di capire
se il numero di “oggetti culturali” non significativi per la loro crescita e identità
fosse alto quanto quelli che invece per loro avevano contato.
I ricercatori hanno scoperto che, per quanto riguardava per
esempio canzoni del periodo 15-25 anni che non avevano segnato i partecipanti,
queste erano state dimenticate quanto quelle di altri periodi della vita, a
dimostrazione del fatto che non si trattava di una semplice questione di
memoria, ma di formazione della propria identità.
I nostri gusti di quell’epoca, insieme all’esposizione a determinati
eventi in questo periodo di tempo, ci definiscono per il resto della nostra
vita.
Canzoni, film, libri o eventi dei nostri anni giovanili sono
quindi scientificamente importanti per noi, e probabilmente saranno i nostri compagni
per la vita.