Perché l’Italia non ha ancora bloccato la vendita delle armi alla Turchia?
L’Italia chiede di bloccare la vendita delle armi alla Turchia, impegnata in una pesante offensiva contro i curdi, ma non è ancora arrivata nessuna decisione in questo senso, a differenza di altri paesi europei, come Francia e Germania.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il premier Conte continuano a ripetere che è l’Europa che deve fermare la vendita di armi, e intanto non prendono una posizione netta.
“Non è vero che l’Italia è rimasta indietro sull’embargo alle armi alla Turchia, l’Italia è capofila di una decisione forte dell’Ue sul tema, ma deve essere unitaria, altrimenti non è efficace. Se siamo capofila di una simile decisione non vuol dire mica che vogliamo vendere armi a Ankara”, ha detto Conte.
Sulla stella linea anche Di Maio, dopo un bilaterale con il suo omologo francese Jean-Yves Le Drian: “È cruciale che l’Ue mantenga una posizione unita sulla Siria e parli con una voce sola”.
Nelle ore scorse lo stesso Palazzo Chigi aveva detto che il governo italiano è già al lavoro affinché “l’opzione della moratoria nella vendita di armi alla Turchia sia deliberata in sede europea quanto prima possibile”.
Ma perché l’Italia non ha ancora bloccato la vendita delle armi alla Turchia, pur sostenendo l’urgenza di una simile operazione di embargo?
All’Italia basterebbe seguire la decisione di tutti quei paesi che in maniera autonoma, prima di qualunque fronte comune della Ue, hanno interrotto l’export bellico. Qui la lista di tutti i paesi che hanno sospeso le vendite ad Ankara nei giorni scorsi.
La sensazione però è quella che l’Italia stia temporeggiando, blindandosi dietro la necessità di una decisione comune della Ue, rimandando di fatto la sospensione della vendita di armi.
E una decisione comune della Ue, che oggi si riunisce a Lussemburgo per discutere della questione, non è esattamente rapidissima da raggiungere. Intanto Erdogan ha detto chiaramente di infischiarsene dell’embargo europeo, e del coinvolgimento della Russia e che proseguirà sulla sua strada.
Repubblica scrive che una decisione unilaterale, sulla scia degli altri paesi membri Ue, l’Italia stava per prenderla: “Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sentito più volte, su questo, sia Di Maio che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, del Pd. Ma la nota che doveva scaturire da quei colloqui è stata bloccata”.
Il compromesso al ribasso potrebbe essere quello di bloccare nuove autorizzazioni ma non interrompere del tutto i contratti già esistenti.
Quanto guadagna l’Italia dalla vendita delle armi alla Turchia
L’Italia dal 2016 al 2018 ha ricevuto autorizzazioni per l’esportazione di 761,8 milioni di euro di armamenti verso la Turchia. 362 milioni solo nell’ultimo anno. Lo dice la relazione di Camera e Senato resa nota nel maggio scorso. Questa cifra, come riportato nello stesso documento, “colloca la Turchia “tra i primi 25 Paesi destinatari di licenze individuali di esportazione nel 2018”, per la precisione tra i primi tre, dopo il Qatar e il Pakistan.
Nel 2019 sono in atto 57 autorizzazioni per poco più di 49 milioni di euro. Una vendita già ridotta drasticamente. In questo approfondimento di TPI abbiamo spiegato nel dettaglio tutto ciò che riguarda l’export di armi dall’Italia alla Turchia.
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