L’Hard Rock Cafè di Philadelphia, a due passi dalla City Hall, ha coperto tutte le vetrine con tavole di legno già da giovedì sera. Jay Williard, il general manager del celebre ristorante, dice che “le tavole rimarranno almeno fino a metà novembre, fino a quando non sarà stato contateggiato l’ultimo voto e il risultato sarà ufficiale, nella speranza che la notte delle elezioni non succeda qualcosa di strano, perché sennò a Philadelphia radono al suolo mezza città”. Se potesse, coprirebbe anche la chitarra elettrica di 20 metri che ha come insegna ma sarebbe troppo complicato, la lascia così e spera che non gliela sfascino.
Come lui hanno fatto tutti i negozi del centro, a cui ormai si accede solo da porte provvisorie tagliate nelle tavole di compensato. I disordini sono iniziati lunedì sera quando la polizia ha ucciso con diversi colpi d’arma da fuoco Walter Wallace Jr, afroamericano con problemi psichici che brandiva un coltello per strada. I manifestanti la sera hanno bloccato la zona ovest di Philadelphia e nella notte sono iniziati i saccheggi nei centri commerciali. Ma molti dei negozi avevano già iniziato a ordinare le blindature già dalla settimana prima, poiché l’incertezza della notte elettorale crea timore di sommosse ancora più radicali. Da venerdì in città è arrivata la guardia nazionale. Un Humvee con cinque soldati armati presidia la “ballot drop box” di Market Street, una specie di casella postale, ma adibita alla sola raccolta dei voti per corrispondenza.
In Pennsylvania infatti sarà possibile votare via posta fino a martedì, e quando chiuderanno i seggi “fisici” alcune contee avranno ancora da scrutinare tutto il carico del voto postale, circa sette milioni di schede elettorali delle oltre 75 attese in tutti gli USA. Potrebbero volerci alcuni giorni. Il ricorso al voto postale è risultato necessario per evitare folle ai seggi che potessero favorire la diffusione del Covid, ma i ritardi e le complicazioni nelle procedure di conteggio promettono di essere il centro della polemica post-elettorale. I venti grandi elettori assegnati dalla Pennsylvania infatti sembrano essere per Joe Biden sufficienti a garantirsi una vittoria sicura, se nessuno degli stati in cui i Democratici hanno una maggioranza solida nei sondaggi dovesse riservare sorprese.
In questo clima surreale di sommosse, coprifuoco e esercito per strada la campagna continua serrata. Nel 2016 Donald Trump aveva distaccato Hillary Clinton di poco più di un punto e sebbene i sondaggi oggi diano in vantaggio Joe Biden, ogni voto è prezioso. Mentre i sostenitori di Trump battono le contee della zona di Harrisburg, i democratici concentrano gli sforzi con catene di telefonate dei loro volontari nel tentativo di recuperare il voto afroamericano, largamente disilluso e distaccato dalla politica. L’affluenza alle urne dell’elettorato afroamericano nel 2016 infatti scese di oltre il 10 per cento rispetto alle elezioni precedenti.
Sapendo che nello stato della costa orientale ci si gioca il risultato delle elezioni, negli ultimi tre giorni i due contendenti alla Casa Bianca hanno visitato la Pennsylvania più volte. Trump ha tenuto tre comizi nella sola giornata di sabato ma anche Biden si è fatto vedere più volte nel suo stato natale. “Se andrà bene in Pennsylvania, allora andrà bene in tutti gli Stati Uniti” dice Josh Shapiro, procuratore generale e membro del Partito Democratico, e in effetti la sensazione è quella. Joe Biden ha la vittoria in mano ma deve difenderla dall’ultimo assalto del presidente in carica. Se tiene botta nella sua Pennsylvania, gli si dovrebbero aprire le porte della Casa Bianca.
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