“Che Dio vi perdoni tutti”. Sono state queste le ultime parole di Joseph Wood, condannato a morte dallo stato dell’Arizona per il duplice omicidio di Debra e Eugene Dietz.
Era il 23 luglio 2014 e Wood giaceva legato ad un lettino con indosso la tuta arancione tipica delle carceri americane. Sarebbe dovuto morire entro dieci minuti dall’iniezione del cocktail letale di droghe che gli avevano preparato, invece la sua esecuzione è durata 117 minuti, in cui Wood è stato iniettato con la sostanza altre 14 volte.
Non era la prima volta che un’esecuzione tramite iniezione andava male. La stessa sorte era toccata a Clayton Lockett, qualche mese prima, con la differenza che Lockett aveva sofferto per “soli” 43 minuti.
La droga accusata di essere la causa di queste prolungate e dolorose esecuzioni è il midazolam – una sostanza che può causare gravi problemi respiratori, soprattutto quando utilizzata per la sedazione di una persona che non si trova in condizioni critiche e non ne necessita l’utilizzo.
È stata proprio la carenza di midazolam, che molte compagnie farmaceutiche si rifiutano di vendere allo Stato, insieme a qualche ostacolo presentato da alcuni tribunali che si sono opposti alla controversa legge sulle iniezioni letali, a porre uno stop nel 2005 alle esecuzioni dei prigionieri che si trovavano nel braccio della morte dei carceri dell’Arkansas.
A dieci anni di distanza, il governatore dell’Arkansas, il repubblicano Asa Hutchinson, ha detto che lo Stato dispone di sufficienti quantità di farmaci per poter portare a termine l’esecuzione di almeno 8 persone: le prime due sono state fissate per il prossimo 21 ottobre.
L’Arkansas ha eseguito la condanna a morte di 27 persone da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha reintrodotto la pena di morte nel 1976.
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