Paulo Coelho stava scrivendo un libro insieme a Kobe Bryant
Paulo Coelho stava scrivendo un libro insieme a Kobe Bryant, ma ora ha deciso di distruggere ogni copia.
Lo ha rivelato lo stesso autore su Twitter, dove ha pubblicato anche lo screen shot di una conversazione con il giocatore di basket morto nel tragico incidente in elicottero domenica 26 gennaio.
“Eri più di un giocatore di basket, caro Kobe Bryant. Ho imparato molto parlando con te. Distruggerò le bozze, questo libro ha perso la sua ragione di esistere”, ha scritto Coelho nel tweet.
“Scriviamo quel libro insieme”, diceva Bryant in un messaggio all’autore brasiliano.
Secondo quanto dichiarato da Coelho, i due avevano in mente di produrre un libro dedicato ai bambini svantaggiati, che fosse loro d’esempio e ispirazione per superare le difficoltà della vita attraverso lo sport.
“Kobe voleva scrivere qualcosa che fosse d’esempio. Lui era molto di più di un grande giocatore e dal nostro rapporto ho appreso molto. Ecco perché adesso non ha senso pubblicare quel libro senza di lui”, ha rivelato lo scrittore nel corso di un’intervista ad Associated Press.
“Dopo quel messaggio, stavamo procedendo piano piano”, ha detto Coelho, senza rivelare quante pagine erano già state scritte o se l’opera avesse già un titolo.
Il libro, di cui Coelho ha eliminato le bozze, sarebbe stato pubblicato dai Bryant’s Granity Studios, la casa editrice per ragazzi creata dal giocatore con l’obiettivo di raccontare lo sport attraverso metodi innovativi, che fossero d’ispirazione ai giovani atleti per sfruttare al massimo il proprio talento sportivo.
La casa editrice aveva anche pubblicato l’autobiografia di Kobe Bryant, pubblicata nel 2008, dal titolo “The Mamba Mentality: How I play“.
“L’ho incontrato un sufficiente numero di volte per affermare che Bryant aveva in testa molto più dello sport, non pensava solo a gareggiare”, ha detto ancora Coelho. “La sua tragica morte ha già mostrato come fosse conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, non solo negli Stati Uniti. Parleremo dell’eredità che ci ha lasciato per molti anni, un’eredità che va ben oltre lo sport”.