Inflitti altri 45 giorni di custodia cautelare in carcere a Patrick Zaki. Non si contano più i rinvii per la scarcerazione dello studente egiziano 29enne dell’università “Alma Mater” di Bologna in prigione in Egitto dal 7 febbraio 2020 con l’accusa di propaganda sovversiva su internet.
L’ennesimo rinnovo della custodia è stato deciso dopo un’udienza svoltasi martedì 1 giugno e resa nota nelle ultime ore dall’avvocata Hoda Nasrallah: altri “45 giorni, come ogni volta“, ha detto la legale al telefono all’Ansa. Questo “ennesimo rinnovo che non lascia spazio a dubbi: la sua detenzione è un accanimento giudiziario“, sostiene Amnesty Italia. Con il portavoce, Riccardo Noury, che sottolinea come ci sia “da chiedersi ancora una volta cosa intenda fare il Governo italiano“.
Le accuse nei confronti di Patrick George Zaki
Il leader del Movimento 6 aprile, Sayed E. Nasr, aveva fornito in esclusiva a TPI i capi d’accusa nei confronti di Patrick George Zaki. Il giovane attivista è accusato di diffondere false notizie, anche tramite i propri account social, con lo scopo di disturbare l’ordine pubblico e mettere in pericolo la sicurezza nazionale; di incitare a proteste non autorizzate, con l’obiettivo di screditare il prestigio dello Stato e rovesciare il governo; di fare propaganda con il fine di cambiare i principi basilari della costituzione e soprattutto di promuovere comportamenti violenti e crimini di matrice terroristica.
Petizione per la cittadinanza italiana a Patrick Zaki
Sono quasi 300mila le firme raccolte sulla piattaforma change.org per conferire a Patrick Zaki la cittadinanza italiana. “Chiediamo che il nostro paese, che nel frattempo continua a fare affari di ogni genere con l’Egitto, dia un segnale fortissimo: la concessione a Patrick della cittadinanza Italiana per meriti speciali e ricorrendo un eccezionale interesse dello stato, in riferimento del 2^ comma dell’articolo 9 della legge sulla concessione della cittadinanza Italiana. Sappiamo che è una procedura tortuosa che deve superare parecchi iter burocratici, ma sappiamo che con un gesto super partes, potrebbe essere applicata. Noi vogliamo che dalle parole si passi ai fatti. Vogliamo una unione di intenti a livello politico che superi le divergenze e dia un segnale forte e dimostri una grande coesione, un gesto verso l’Egitto e alla comunità internazionale, che faccia capire la compattezza del nostro Paese”, si legge nel testo della petizione.
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