Il parlamento pakistano ha approvato all’unanimità una legge contro il cosiddetto “delitto d’onore” tre mesi dopo l’omicidio della blogger Qandeel Baloch da parte del fratello Waseem perché considerata troppo “libertina”.
Le due camere del parlamento, in diretta televisiva, hanno approvato una legge che di fatto annulla quella attuale, la quale consente ai membri della famiglia della vittima di perdonare il suo assassino se si tratta di un omicidio d’onore.
Con la nuova legge, i parenti potranno perdonare i condannati nel caso di pena di morte, ma questi dovranno comunque scontare un ergastolo. Nella stessa sessione parlamentare è stata approvata una legge anti-stupro, che prevede una pena di 25 anni per gli autori del crimine.
“Questi progetti di legge sono estremamente importanti per le donne pakistane, dal momento che i tassi di condanna per stupro erano quasi inesistenti. Ciò era dovuto in gran parte ai vari ostacoli tecnici dell’accesso alla giustizia”, ha detto Yasmeen Hassan, direttore esecutivo dell’ong Global Equality Now.
“Ci auguriamo che queste nuove leggi contribuiscano a generare un cambiamento culturale nella società pakistana e che le donne siano in grado di vivere la loro vita in condizioni di sicurezza”, ha detto Hassan.
Circa 500 donne vengono infatti uccise ogni anno in Pakistan per mano dei membri della loro stessa famiglia. Gli omicidi legati a questioni d’onore sono numerosissimi: dall’inizio del 2016, 212 donne sono state uccise in episodi simili, secondo la Commissione indipendente dei diritti umani del Pakistan. Nawaz Sharif, il primo ministro, si è impegnato per combattere il problema, ma viene oggi criticato per non aver compiuto alcuna mossa concreta.
In occasione dell’omicidio di Qandeel, l’avvocato Sahar Bandial aveva spiegato che solitamente “per la legge islamica, l’assassinio è un atto che può essere perdonato”. Nel caso in cui gli eredi legali della vittima, in questo caso gli stessi genitori di Quandeel e Waseem, concedano il perdono all’omicida, l’accusa viene accantonata. In quel caso però l‘assassino fu accusato di crimini contro lo stato, dal momento che “i crimini contro lo stato sono imperdonabili. Gli eredi legali non possono perdonare l’autore del crimine o ricevere un compenso in soldi”.
Qandeel, che aveva quasi 750,000 seguaci su Facebook, attirava critiche per le foto ed i video che postava sul web, sfacciati e di sfondo politico. I loro contenuti, spesso semplici smorfie o commenti su celebrità e capelli, erano considerati eccessivamente provocanti in Pakistan, paese dove la disparità tra i sessi è ancora grandissima.
Qandeel ironizzava su questo tipo di restrizioni, come dimostra un suo video su Youtube dal nome “divieto”. Si definiva una “femminista dei tempi moderni” ed aspirava a diventare un’ispirazione per le donne “trattate male ed oppresse dalla società”.
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