L’Unione europea, gli Stati Uniti e i paesi arabi si riuniranno a partire da venerdì 3 giugno in Francia per riavviare il processo di pace tra Israele e Palestina, ma le due parti non parteciperanno ai colloqui.
La Francia ha convinto il segretario di stato americano John Kerry, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e i ministri degli Esteri e i diplomatici di altre trenta nazioni, incluse Egitto, Giordania e Arabia Saudita, più una serie di organizzazioni internazionali, a riunirsi per un incontro con lo scopo di bloccare l’escalation della violenza in Medio Oriente.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Marc Ayrault ha insistito sul fatto che negoziati diretti tra Israele e Palestina non avrebbero funzionato.
Il processo di pace tra Israele e Palestina è in una situazione di “pericoloso stallo”, ha dichiarato il presidente francese François Holland. L’obiettivo della conferenza sarà di consentire ai partecipanti di “riaffermare il loro impegno nella soluzione dei due stati indipendenti e ribadire la determinazione a riavviare i colloqui diretti tra le due parti”, ha spiegato.
Due gli obiettivi: gettare le basi per una nuova conferenza di pace in cui saranno presenti anche israeliani e palestinesi e creare un team di specialisti per discutere sugli incentivi economici per la Palestina e le misure di sicurezza a garanzia di Israele che potrebbero convincere le due parti a sedersi al tavolo delle trattative.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicamente criticato l’idea di una conferenza di pace internazionale. L’unica soluzione a un conflitto decennale, secondo Gerusalemme, è da cercare nei negoziati diretti tra le due parti. L’iniziativa di Parigi, invece, è stata approvata dal primo ministro palestinese, Rami Hamdallah.
Gli aspetti fondamentali alla radice del conflitto israelo-palestinese, non saranno tuttavia discussi nel summit.
Risale al 2014 l’ultimo round di colloqui.
I palestinesi, con l’appoggio della maggior parte della comunità internazionale, accusano il governo di Netanyahu di aver fatto arenare le trattative continuando la costruzione di insediamenti nei quartieri di Gerusalemme che dovrebbero venire inclusi nello Stato palestinese una volta raggiunta l’indipendenza.
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