Pubblicato il 1 Ott. 2019 alle 20:12
Aggiornato il 2 Ott. 2019 alle 11:12
Per l’anniversario della Repubblica Popolare, in Cina è andata in scena un’enorme parata: armi innovative, mezzi militari e 15mila soldati
Pechino, Piazza Tienammen: 70 colpi di cannone per festeggiare i 70 anni di regime comunista in Cina danno inizio alla più spettacolare parata militare cinese di sempre.
15 mila soldati dell’esercito di liberazione popolare cinese in marcia, 580 mezzi militari e 160 aerei: “Non c’è forza che possa scuotere le fondamenta di questa grande nazione”, ha detto il presidente Xi Jinping, vestito secondo lo stile Maoista, parlando dalla stessa posizione da dove Mao Zedong fece il suo discorso nel 1949. “Nessuna forza può fermare il popolo e la nazione cinese dal continuare nei propri progressi”.
Una repubblica popolare che dà sfoggio della sua forza in un momento in cui a Hong Kong, ma anche a Macao e a Taiwan, sono in corso le proteste contro la Cina. La parata è stata l’occasione per mostrare il proprio arsenale militare, arricchito da armi altamente tecnologiche.
Droni da ricognizione che possono operare nelle condizioni più disparate faranno parte dell’equipaggiamento in dotazione dell’esercito di Liberazione. I droni, secondo l’ufficiale Dang Dongxing, andranno a costituire la nuova falange di combattimento, la soluzione per la guerra del futuro.
Tra questi, sono stati presentati anche i droni GJ-2 e il GJ-11, i due modelli di ricognizione e attacco e un drone completamente nero che non necessita di pilota.
A dare prova della potenza tecnologica cinese, nella parata militare per i 70 anni della Repubblica Popolare, anche aerei ed elicotteri in grado di volare senza pilota: una nuova frontiera per gli scontri in alta quota, ma anche per le battaglie sott’acqua, dal momento che sono stati presentati sottomarini che non necessitano di guida.
Per citare il cult dell’arte bellica Sun Tzu, non si fa fatica a credere che, per i cinesi: “La guerra è di somma importanza per lo Stato: è sul campo di battaglia che si decide la vita o la morte delle nazioni, ed è lì che se ne traccia la via della sopravvivenza o della distruzione. Dunque è indispensabile studiarla a fondo”.