Un papà ha ucciso il suo neonato scuotendolo ripetute volte e rompendogli le ossa
Sono state ferite letali quelle inflitte da un papà al proprio neonato: il bimbo, di poco più di un mese di vita, è morto. Lee Vernon, il padre del bambino, ha 21 anni ed è accusato di aver ucciso McKenzie Ellis, il suo piccolo di appena 47 giorni di vita. La morte del bambino è avvenuta in seguito ad una emorragia cerebrale.
La stotia terribile arriva da una cittadina della contea del Kent, nel Regno Unito. Secondo la giuria del Maidstone Crown Court le ferite inferte al piccolo erano dovute al fatto che l’uomo ha scosso più e più volte il bambino.
Vernon, però, nega tutto. Il procuratore Steven Perian QC ha dichiarato che lo scorso 23 luglio 2018, “a 44 giorno dalla sua nascita, McKenzie è stato portato di corsa all’ospedale perché non rispondeva e si trovava in stato di incoscienza”.
Secondo quanto si legge sul sito della BBC, “le pupille erano fisse e l’occhio sinistro iniettato di sangue, ma sul corpo non c’erano segni evidenti di lividi”.
“Quando i medici lo hanno visitato, hanno scoperto che aveva una forte emorragia al cervello e diverse ossa rotte: cinque costole rotte da un lato e sei dall’altro”. McKenzie è stato portato al Kings College di Londra, ma il 26 luglio i medici hanno spento le macchine che lo tenevano in vita.
Per l’accusa, Lee Vernon ha causato delle lesioni che sono state fatali per il piccolo McKenzie. L’uomo ha scosso il bambino con violenza e ha causato così la ferita mortale alla testa, oltre alla frattura di diverse ossa.
Il ragazzo sarebbe un “bugiardo manipolatore”, per l’accusa: l’uomo avrebbe dato un resoconto dei fatti convincente, ma incompatibile con quanto provato dai medici. Secondo quanto riferito dalla giuria in aula durante il processo, Vernon avrebbe fatto delle ricerche specifiche sul web: “Ho afferrato il mio bambino troppo forte”.
Il piccolo viveva insieme alla madre ma a volte a casa loro restava a dormire anche Vernon. Il papà del bambino nega di aver ucciso di proposito McKenzie e sostiene invece che il neonato gli sarebbe scivolato dalle mani e, preso dal panico, il 21enne avrebbe tentato di abbracciarlo, stringendolo troppo forte. Il processo continua.