Papa Francesco ha affermato di essere preoccupato dall’omosessualità e l’ha definita una “moda” e una “mentalità” che in qualche modo influisce anche sulla Chiesa.
È quanto si legge nel libro intervista del missionario clarettiano basco Fernando Prado, intitolato ‘La forza della vocazione’ e in uscita il 3 dicembre 2018.
L’omosessualità nel clero e nella vita consacrata “è qualcosa che mi preoccupa”, “è una questione molto seria” e occorre più attenzione ai candidati nei seminari, ha detto il Pontefice a Prado, docente di teologia della missione e direttore della casa editrice ‘Publicaciones Claretianas’.
Nell’intervista Bergoglio sottolinea che “nella vita consacrata e nella vita sacerdotale, quel tipo di affetti non ha posto”. “Per questo motivo, la Chiesa raccomanda che le persone con questa tendenza radicata non siano accettate nel ministero o nella vita consacrata. Il ministero o la vita consacrata non sono il loro posto”, aggiunge.
Parole piuttosto distanti da quel famoso “chi sono io per giudicare?” con cui aveva risposto nel luglio 2013 a una domanda su una presunta lobby gay in Vaticano. Ma anche dal “Dio ti ha fatto così ti ama così” che il Pontefice aveva detto nel giugno 2018 a Juan Carlos Cruz, vittima di abusi da parte del prete pedofilo cileno Fernando Karadima.
Nel libro di monsignor Prado il Papa sostiene che l’omosessualità “non è solo un’espressione di affetto”.
“I sacerdoti, i religiosi e le donne omosessuali devono essere esortati a vivere pienamente il celibato e, soprattutto, ad essere squisitamente responsabili, cercando di non scandalizzare, vivendo una doppia vita, né le loro comunità né il santo popolo fedele di Dio”, dice. “È meglio che lasciano il ministero o la loro vita consacrata piuttosto che vivere una doppia vita”.
Nell’intervista Bergoglio parla anche del ruolo della donna nella Chiesa. “Nell’immaginario collettivo le religiose sono state spesso considerate ingiustamente di secondo livello e, a volte, le si è utilizzate come servitù”, osserva il Papa, secondo cui l’antidoto è progredire il più rapidamente possibile nell’uguaglianza. Ma “non è necessario smettere di essere donne per diventare uguali”, chiarisce il Pontefice.