Papa Francesco, arrivato in Irlanda, a Dublino, per due giorni di visita in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie, ha subito affrontato il tema della pedofilia. “Crimini ripugnanti”, per la Chiesa e per lui stesso, “causa di sofferenza e di vergogna”.
Parole pronunciate al Castello della città davanti alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico. Un tema molto delicato quello della pedofilia.
Sopratutto in Irlanda, paese che è stato letteralmente travolto da diversi scandali: dal gennaio 1975 si sono registrate 1.259 denunce di abusi contro 489 sacerdoti o religiosi in 26 diocesi, e di questi accusati, solo 36 sono stati portati di fronte ai tribunali penali.
Durante il discorso Francesco ha detto di essere “ben consapevole della condizione dei nostri fratelli e sorelle più vulnerabili – penso specialmente alle donne che nel passato hanno patito situazioni di particolare difficoltà”. E spiegato che “considerando la realtà dei più vulnerabili”, non si può “che riconoscere il grave scandalo causato in Irlanda dagli abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli”.
Poi la dura presa di posizione parlando di “fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti”.
Un fallimento, dice, che “ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica. Io stesso condivido questi sentimenti”.
Poi la sottolineazione: “Nella Lettera al Popolo di Dio ho scritto che la Chiesa deve eliminare questo flagello ad ogni costo”.
Papa Francesco ha quindi fatto sue le parole di Benedetto XVI che, nella lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda del 2010, “non risparmiò parole per riconoscere la gravità della situazione e domandare che fossero prese misure ‘veramente evangeliche, giuste ed efficaci’ in risposta a questo tradimento di fiducia”.
“Il suo intervento franco e deciso – ha spiegato Francesco – continua a servire da incentivo agli sforzi delle autorità ecclesiali per rimediare agli errori passati e adottare norme stringenti volte ad assicurare che non accadano di nuovo”.
“Ogni bambino è un dono prezioso di Dio da custodire, incoraggiare perché sviluppi i suoi doni e condurre alla maturità spirituale e alla pienezza umana. La Chiesa in Irlanda ha svolto, nel passato e nel presente, un ruolo di promozione del bene dei bambini che non può essere oscurato. È mio auspicio che la gravità degli scandali degli abusi, che hanno fatto emergere le mancanze di tanti, serva a sottolineare l’importanza della protezione di minori e adulti vulnerabili da parte dell’intera società. In questo senso, siamo tutti consapevoli dell’urgente necessità di offrire ai giovani un saggio accompagnamento e valori sani per il loro cammino di crescita”.
Tema, quello degli abusi su minori, di cui ha poi parlato davanti al Papa anche il ministro irlandese Leo Varadkar: “A volte in passato abbiamo fallito. Ci sono ‘aspetti oscuri’ della storia della Chiesa cattolica, come ha recentemente affermato uno dei nostri vescovi. Pensiamo alle parole del Salmo che ci dice che ‘i bambini sono un’eredità del Signore’ e ricordiamo il modo in cui i fallimenti della Chiesa e dello Stato e della società in generale hanno creato un’eredità amara e ferita per così tanti, lasciando un’eredità di dolore e sofferenza”.
Infine le parole forse più dure da parte del primo ministro: “È una storia di dolore e vergogna. Al posto della carità cristiana, del perdono e della compassione, troppo spesso c’erano giudizio, severità e crudeltà, in particolare verso donne e bambini, gli emarginati”.
“Le Case della Maddalena, le case per madri e bambini, le scuole industriali, le adozioni illegali e gli abusi clericali di bambini sono macchie sul nostro Stato, sulla nostra società e anche sulla Chiesa cattolica. Le ferite sono ancora aperte e c’è molto da fare per ottenere giustizia, verità e guarigione per le vittime e i sopravvissuti”.
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