Lunedì 5 novembre le forze armate israeliane hanno ferito A’ed Abu Amro, un 20enne di Gaza la cui foto – poche settimane prima – è diventata virale in tutto il mondo come simbolo della resistenza palestinese.
Aid Abu Amr, ritratto in una foto del corrispondente dell’agenzia di stampa turca Anadolu Mustafa Hassona con una bandiera palestinese e una fionda, è stato ferito durante alcune proteste al confine settentrionale tra la striscia di Gaza e il territorio israeliano. Il 22enne è stato colpito a una gamba da proiettili letali.
Il titolo originale della foto è “13th attempt to break the Gaza blockade by sea“, ovvero 13° tentativo di rompere il blocco di Gaza via mare, ed è stata scattata a Beit Lahiya nel nord di Gaza.
È un’immagine quasi iconica perché ricorda, artisticamente parlando, un dipinto che ha rappresentato lo spartiacque della storia francese e mondiale: ‘La Libertà che guida il popolo’ di Eugène Delacroix. Certo, Marianne nella mano sinistra impugnava una baionetta.
Ad avanzare il paragone sono stati gli utenti su Twitter, tra cui anche molti studiosi di origine araba sparsi per il mondo, come la professoressa Laleh Khalili dell’Università Soas di Londra. Per loro è un’immagine che, slegata dal contesto, simbolicamente rappresenta la lotta per la libertà di un popolo, non di un singolo o di una fazione.
La foto della discordia
Tuttavia sono stati numerosi anche i commenti contrari. C’è chi ha scritto che il “paragone è un elogio alla violenza” e chi, invece, ha commentato che “paragonare un manifestante di Gaza, di certo legato ad Hamas, è follia”.
Abu Amro vive nel quartiere al-Zaytoun di Gaza City. Protesta ogni venerdì e lunedì con gli amici.
“Sono sorpreso che questa mia foto è diventata virale”, ha detto ad Al Jazeera. “Partecipo alle proteste settimanalmente, non sapevo nemmeno che ci fosse un fotografo vicino a me”.
Lui lo scatto l’ha visto per caso. Ha raccontato che sono stati i suoi amici ad inviargli la foto il giorno successivo, dopo averla vista condivisa migliaia di volte sui social media.
Leggi l'articolo originale su TPI.it