In Pakistan si attende una importante svolta in tema di matrimoni e diritti umani.
Lunedì 29 aprile il Senato ha approvato una legge che modifica l’età minima per contrarre matrimonio, elevandola da 16 a 18 anni, portando così il paese al passo con altri Stati musulmani come Turchia, Egitto e Bangladesh.
La riforma, pensata per ridurre “il rischio del matrimonio infantile prevalente nel Paese” e salvare “la donna dallo sfruttamento”, era ferma da tre mesi dopo essere stata proposta al Senato da Sherry Rehman.
La senatrice era stata fortemente criticata dai fondamentalisti per la riforma proposta, ma anche prima di questo episodio era finita al centro delle polemiche per la sua posizione critica verso la legge antiblasfemia.
La riforma – La legge approvata dal Senato e che si trova adesso al vaglio dell’Assemblea nazionale prevede un innalzamento da 16 a 18 anni dell’età minima per contrarre matrimonio. Chi contravviene alla legge può essere punito fino a 3 anni di carcere e con una multa di almeno 100mila rupie (630 euro).
Non tutti i senatori hanno sostenuto la riforma. I voti contrari sono stati 5 contro 104 a favore, ma la legge è passata anche grazie all’astensione del partito di governo il Pakistan Tehreek-e-Insaf.
I maggiori oppositori dell’innalzamento dell’età minima sono stati gli islamisti, che hanno promesso di fare ostruzionismo anche all’Assemblea nazionale, cui spetta il compito di approvare definitivamente le norma.
Secondo l’opposizione la norma è in contrasto con quanto stabilito nel Corano, che a loro dire prevede il matrimonio già durante la pubertà, e perché viene meno il ruolo dei leader religiosi islamici.
I matrimoni – Secondo i dati delle Nazioni Unite, una bambina su tre è costretta a sposarsi prima dei 18 anni. A contribuire all’alto numero di matrimoni in tenera età sono principalmente la povertà delle famiglie che vivono nelle zone rurali, l’ineguaglianza di genere e scarsa tutela di donne e bambine.
La legge approvata dal Senato rappresenta una misura importante per la tutela delle minoranze del Pakistan: in molti casi infatti bambine di fede cristiana, indù e ahmadiyya vengono rapite, costrette a convertirsi e date in sposa senza poter far ritorno alla loro famiglia.
La conversione, anche se forzata, non permette alla famiglia di origine di riaccogliere la sposa.
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