Il Parlamento ha eletto Imran Khan, uscito vincitore dalle ultime elezioni politiche del 25 luglio, primo ministro del Pakistan. Il suo partito, Tehreek-e-Insaf, aveva ottenuto 115 seggi nell’Assemblea nazionale, sconfiggendo il partito di governo uscente della Lega Musulmana del Pakistan (PML-N).
Il voto era stato circondato da forti tensioni nel paese, con una campagna elettorale segnata da numerosi attentati nei quali avevano perso la vita alcuni candidati.
Sin dalla prime proiezioni, l’opposizione aveva denunciato brogli. Shahbaz Sharif, leader del partito sconfitto e fratello dell’ex premier in carcere Nawaz, aveva promesso di usare “tutte le opzioni politiche e legali per rimediare agli eclatanti eccessi. Ciò che hanno fatto oggi ha respinto il Pakistan indietro di 30 anni, la gente non lo sopporterà”.
Imran Khan è alla guida del Movimento per la Giustizia del Pakistan (Pakistan Tehreek-e-Insaf).
Nato a Lahore nel 1952, ha giocato a cricket a livello internazionale e, una volta finita la carriera sportiva, ha deciso di entrare in politica. Ha studiato Economia e politica al Keble College di Oxford nel 1972 ed è stato capitano della squadra di cricket di Oxford nel 1974.
Nominato giocatore internazionale di cricket nell’anno 1989-90, ha portato il Pakistan a numerose vittorie in tutto il mondo tra cui la Coppa del Mondo di Cricket nel 1992.
Oltre allo sport, Khan ha alle spalle anche una carriera universitaria: è stato rettore dell’Università di Bradford fino al 2014 e presidente fondatore dello Shaukat Khanum Memorial Cancer Hospital & Research Centre, una delle principali istituzioni per la cura del cancro in tutto il mondo, fondato in memoria della madre che aveva sofferto della malattia.
La fondazione del partito che ha vinto le elezioni risale all’aprile 1996. Il Movimento per la Giustizia del Pakistan è un partito politico centrista, nazionalista e anti-sistema, che ha l’obiettivo di creare un modello di stato sociale, democratico, moderno e islamico. La sua campagna elettorale ha ruotato intorno alla promessa di un “nuovo Pakistan”, attraverso riforme, investimenti sul lavoro, miglioramenti di scuole, infrastrutture e servizi e lotta alla corruzione. Tra le sue ambizioni anche quella di portare pace e appianare i conflitti e la violenza contro le minoranze.