Invasione Siria, la lista dei paesi che hanno vietato la vendita di armi alla Turchia
Cresce la lista dei paesi che hanno vietato, o intendono vietare, la vendita di armi alla Turchia dopo l’inizio dell’offensiva di Ankara in Siria, a danno dei curdi che popolano la zona del Rojava. La decisione, presa da diversi paesi europei dell’area scandinava, deriva dalla convinzione che l’invasione del nordest della Siria lanciata da Recep Tayyip Erdogan costerà cara alla popolazione curda, che è stata in prima fila nella lotta contro i terroristi dell’Isis in Siria. L’obiettivo di questi paesi è dissociarsi dall’attacco contro la popolazione curda e fare pressione sul presidente turco, affinché ponga fine all’offensiva militare.
Ecco la lista completa e aggiornata dei paesi che hanno vietato, o intendono vietare, la vendita di armi alla Turchia:
Sabato 12 ottobre la Francia ha annunciato la sospensione dell’export di materiale bellico alla Turchia. Anche l’Eliseo si unisce alla lista di Paesi che hanno deciso di interrompere la vendita di armi ad Anakara.
“La Francia ha deciso di sospendere tutti i piani di esportazione in Turchia di materiale bellico, che potrebbe essere utilizzato nell’offensiva in Turchia. Il Consiglio Affari esteri dell’UE, che si riunirà lunedì a Lussemburgo, offrirà l’opportunità di coordinare un approccio europeo in questa direzione”, hanno dichiarato i ministeri francesi della Difesa e degli Esteri.
Venerdì 11 ottobre la Germania ha annunciato il blocco della vendita di armi alla Turchia. La decisione è stata annunciata dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas alla Bild am Sonntag.
Nel 2018, la Germania ha venduto alla Turchia armi per un totale di 240 milioni di euro.
Il vicepremier olandese Hugo de Jonge ha annunciato venerdì 11 ottobre che i Paesi Bassi hanno deciso di sospendere le esportazioni di armi verso la Turchia finché proseguiranno gli attacchi di Erdogan nel nord della Siria. I Paesi Bassi forniscono singoli componenti per sistemi d’arma alla Turchia, per un volume d’affari complessivo che si aggira attorno ai 30 milioni di euro all’anno.
“Pensiamo che ciò che la Turchia stia facendo sia un’escalation della violenza in Siria, un crimine contro il diritto internazionale e un’azione militare ingiustificabile”, ha dichiarato la ministra degli Esteri svedese Ann Linde, annunciando l’intenzione di proporre al parlamento un embargo alle armi alla Turchia. “I curdi pagheranno un prezzo elevato, invece dovremmo ringraziarli per il loro contributo alla lotta contro lo Stato Islamico”, ha aggiunto la ministra.
Anche la Danimarca ha deciso di sospendere la fornitura di armi verso Ankara. Copenaghen, inoltre, è determinata ad impegnare tutti i paesi dell’Unione europea a prendere questa posizione, in modo compatto.
La Norvegia ha deciso lo stop alla vendita delle armi nonostante sia alleata della Turchia all’interno della Nato, come Stati Uniti e Italia. La ministra degli Affari esteri norvegese Ine Eriksen Soreide ha annunciato la sospensione di tutte le nuove esportazioni di armamenti verso Ankara già il 10 ottobre, all’indomani quindi dell’inizio dell’offensiva turca contro i curdi nel nord della Siria. “Poiché la situazione è complessa e in rapida evoluzione, il ministero degli Affari esteri, come misura precauzionale, non gestirà alcuna nuova richiesta di esportazione di materiali di difesa o materiale per molteplici usi verso la Turchia fino a nuovo avviso”, ha dichiarato la ministra norvegese.
La Finlandia è stato il primo paese a dichiarare l’impegno per fermare l’esportazione di armi. A dare l’annuncio, il 9 ottobre, è stato il ministro della Difesa finlandese Antti Kaikkonen, che su twitter ha scritto: “La Turchia avvia un’operazione militare nel nord della Siria. La situazione è seria”.
“Per quanto riguarda la mia area di responsabilità”, prosegue il ministro, “la Finlandia non esporta materiale militare in paesi che conducono guerre o violano i diritti umani. In questa situazione, non saranno concesse nuove licenze di esportazione di armi dalla Finlandia alla Turchia”.
Esportazione armi Turchia, la posizione dell’Italia
Dal 2015 l’Italia ha esportato armi per il valore di 890,6 milioni di euro verso la Turchia, come spieghiamo nel dettaglio in questo articolo. L’anno scorso le armi effettivamente consegnate sono state poco più della metà, per un valore di 463,8 milioni di euro, il che significa che l’altra metà deve ancora arrivare a destinazione e potrebbe essere bloccata.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio il 10 ottobre ha disposto la convocazione dell’ambasciatore turco in Italia in segno di protesta contro l’offensiva turca. Il leader del M5S ha dichiarato “inaccettabile” l’invasione contro i curdi.
Ma nonostante le condanne formali verso l’operazione di Erdogan, provenienti da tutte le parti politiche, il governo non ha ancora agito né annunciato misure sulla questione dell’esportazione di armi ad Ankara.
A rivolgere un appello al ministro, affinché fermi la vendita di armi alla Turchia, sono state Cgil, Arci, Anpi, e Rete italiana per il disarmo.
Di Maio riferirà martedì 15 ottobre alla Camera sull’offensiva turca ma non sappiamo ancora se la discussione riguarderà anche l’export di armi italiane verso la Turchia.
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