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    I Paesi Bassi vogliono finanziare le Ong pro aborto a cui Trump ha tagliato i fondi

    Il governo olandese vuole rispondere alle regole sull'aborto volute da Donald Trump, che taglia 600 milioni di finanziamenti alle Ong che si occupano di aborto nel mondo

    Di TPI
    Pubblicato il 26 Gen. 2017 alle 14:05 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:28

    I Paesi Bassi, insieme ad altri stati, hanno intenzione  di istituire un fondo internazionale per rispondere alle nuove regole volute da Donald Trump, che tagliano 600 milioni di finanziamenti governativi alle Ong che si occupano di aborto sicuro. Lo ha annunciato la ministra olandese dello Sviluppo, Lilianne Ploumen. 

    Nel suo terzo giorno da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi tra cui quello volto a ripristinare la Mexico City Policy, impedendo alle organizzazioni internazionali non governative impegnate nel fornire servizi alle donne che decidono di abortire, di ricevere finanziamenti dal governo degli Stati Uniti. 

    Il provvedimento era stato introdotto nel 1984 dall’allora presidente repubblicano Ronald Reagan e sottoscritto a Città del Messico. Fu annullato sotto la presidenza Clinton nel gennaio del 1993 e ripristinato ancora da George W. Bush durante il suo primo mandato nel 2001. Infine, annullato dall’ultimo presidente democratico, Barack Obama, nel 2009. 

    Con la sospensione della normativa, le Ong erano autorizzate a ricevere finanziamenti governativi a sostegno di diversi programmi di pianificazione familiare, compresi quelli relativi all’accesso ai metodi contraccettivi e alle cure post-aborto.

    “Siamo in trattative con 15-20 paesi e con alcune fondazioni”, ha spiegato al Guardian la ministra Ploumen, dicendo di essere in contatto con paesi europei, sudamericani e africani. “È importante avere il più ampio supporto possibile per il fondo”, ha proseguito non specificando né quali sono i paesi né quanti soldi stanzierà il governo olandese. 

    Ha detto che l’obiettivo è quello di continuare a sostenere i programmi per l’aborto sicuro già esistenti e gestiti da organizzazioni come il Fondo delle Nazioni Unite per le popolazioni, l’International Planned Parenting Federation e la Marie Stopes International. 

    “Si tratta di programmi di successo ed efficaci: sostegno diretto, distribuzione di preservativi, accompagnamento al parto, sicurezza nelle modalità di aborto”, ha precisato Ploumen. La ministra ha detto che sarà dura rimpiazzare i 600 milioni di dollari bloccati da Trump, ma c’è tutto l’impegno per raggiungere l’obiettivo ambizioso. 

    La decisione di Trump è stata quella di ripristinare il provvedimento che proibisce alle principali Ong che offrono servizi di pianificazione familiare, compreso il ricorso all’aborto, di ricevere assistenza e fondi da parte dell’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale, uno dei maggiori finanziatori in ambito di assistenza e sviluppo a livello mondiale. 

    La senatrice democratica del New Hampshire, Jeanne Shaheen, ha scritto su Twitter che avrebbe presentato un disegno di legge per abrogare questo provvedimento in maniera permanente, ma è improbabile che passi al Congresso a maggioranza repubblicana. 

    La decisione di Trump è stata applaudita dai conservatori e accolta positivamente dai gruppi anti abortisti statunitensi. 

    “Per anni, gli Stati Uniti hanno discusso di aborto”, ha scritto in un tweet il senatore repubblicano dello stato dell’Oklahoma, James Lankford. “Almeno possiamo essere d’accordo sul fatto che i contribuenti non saranno costretti a pagare anche per questo”. 

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