Nelle fasi finali della battaglia condotta per la liberazione della città di Mosul, mentre pattugliavano le macerie della Città vecchia per cercare eventuali sopravvissuti, le truppe irachene hanno trovato diversi bambini che strisciavano tra i calcinacci. Uno di loro si era addirittura nutrito di carne cruda per restare vivo.
Un’altra bambina, di nome Amina, è stata trovata dai soldati dell’esercito di Baghdad quando hanno sentito alcune grida provenienti dalle macerie. In un arabo stentato, la bambina ha detto ai propri soccorritori che i suoi genitori erano entrambi martiri e che erano probabilmente morti nel corso di attacco suicida.
Questi sono solo alcuni esempi di minori salvati dai soldati iracheni in città. Decine di bambini infatti sono stati ritrovati tra le macerie nei giorni scorsi. Molti orfani sono figli dei combattenti del sedicente Stato Islamico che sono morti durante la battaglia.
Fonti delle forze armate irachene riferiscono che la maggior parte dei combattenti dell’Isis morti a Mosul erano combattenti stranieri – chiamati in inglese foreign fighters – che hanno preferito morire piuttosto che arrendersi ai soldati di Baghdad.
Nonostante il primo ministro iracheno Haidar al-Abadi abbia annunciato la definitiva conquista della città all’inizio di luglio, ci sono ancora sacche di resistenza dei jihadisti nella Città vecchia di Mosul.
I raid aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti hanno cercato di colpirli ma, in un’area così densamente popolata, sono state abbattute anche le case circostanti, intrappolando sotto le macerie i civili rimasti bloccati in città dai combattimenti.
Negli ultimi tre giorni, l’Unicef ha sottolineato un aumento del numero di minori non accompagnati in cura presso strutture mediche nei dintorni di Mosul. Alcuni di questi bambini sono stati ritrovati soli tra le macerie.
“I 650mila ragazzi e ragazze che hanno vissuto l’incubo della violenza a Mosul hanno pagato un prezzo terribile e hanno sofferto orrori indicibili negli ultimi tre anni, cicatrici così profonde richiederanno tempo per guarire”, ha dichiarato Hamida Ramadhani, vice rappresentante dell’Unicef in Iraq.
La situazione dei minori nella città occupata dal sedicente Stato Islamico, in cui fu annunciata la fondazione del Califfato nel 2014, è stata caratterizzata da violenze e tentativi di indottrinamento da parte dei miliziani jihadisti, in particolare verso i figli dei terroristi morti nei combattimenti.
Il complesso scolastico nel distretto di Zuhur di Mosul, per esempio, era uno dei siti che l’Isis usava a questo scopo nella città. Qui imparavano l’ideologia del gruppo.
Su una parete della scuola è tuttora dipinto un detto attribuito al profeta Maometto che esorta i bambini a imparare a nuotare, a combattere e a cavalcare. All’interno dell’edificio è stata ritrovata anche una piscina. I militari iracheni hanno poi ritrovato i libri che i terroristi usavano per indottrinare i bambini.
I problemi aritmetici nei libri di matematica usavano situazioni di guerra, mentre la copertina presentava un kalashnikov disegnato con una combinazione di numeri. I libri di storia invece si concentravano esclusivamente sui primi anni dell’espansione islamica nel Mediterraneo.
Un altro libro di testo intitolato Inglese per lo Stato islamico insegnava le parole ricorrendo a termini militari come esercito, bomba e cecchino. La parola donna poi era rappresentata da una figura nera senza forma che indossa il niqab, una forma di velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi.
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