Le politiche climatiche statunitensi sono a un punto di svolta. E di ritorno al passato.
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Il 28 marzo 2017 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo per annullare i regolamenti decisi dall’amministrazione Obama in tema di cambiamento climatico.
Il decreto Energy Independence ribalta il Clean Power Plan di Obama, che aveva cercato di obbligare i singoli stati federali a ridurre le emissioni di carbonio in atmosfera del 32 per cento entro il 2030.
L’Energy Independence sospende alcune delle misure volute da Obama in fatto di ambiente e sostiene l’utilizzo dei combustibili fossili.
Il provvedimento varato durante l’amministrazione democratica avvicinava gli Stati Uniti agli obiettivi fissati nell’accordo firmato da 200 paesi a Parigi a dicembre 2015. L’ordine esecutivo di Trump tornerà indietro sulla riduzione di gas metano e metterà fine alle restrizioni imposte all’industria del carbone.
Trump ha giustificato la sua ultima decisione, osteggiata da molti politici e associazioni ambientaliste, dicendo che si tratta di una misura per implementare il mercato del lavoro.
“La precedente amministrazione ha svalutato i lavoratori con le sue politiche”, ha detto un funzionario della Casa Bianca ai giornalisti. “Possiamo proteggere l’ambiente offrendo opportunità di lavoro alle persone”.
Trump non ha mai nominato l’Accordo sul clima di Parigi e non si è ancora pronunciato sulla volontà di uscire o meno dall’accordo. Ha definito la sua politica “una rivoluzione” per l’energia americana nella direzione dell’indipendenza energetica. Ma ecco cosa prevede, nel dettaglio, il suo ordine esecutivo, punto per punto:
• Avviare lo smantellamento del Clean Power Plan: Il Clean Power Plan raccoglieva le politiche di Obama sul clima e la sua visione sul tema, con l’obiettivo di ridurre le emissioni delle centrali elettriche del paese del 32 per cento rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030. Questa regola è comunque stata sospesa un anno fa dopo il ricorso di alcuni stati federali.
Il nuovo capo dell’Agenzia di protezione ambientale statunitense (Epa), Scott Pruitt, avvierà un processo per cercare di varare nuove regole prendendo due strade. La prima farà pressione sul fatto che non ci sia bisogno di regolamentare le emissioni di gas serra dalle centrali elettriche esistenti, la seconda che cercherà di sostituire il piano di Obama con uno che contiene obiettivi più modesti che si limitino a regolamentare le emissioni di carbonio. Potrebbero volerci anni per trovare una soluzione.
• Riconsiderare gli standard di carbonio per i nuovi impianti a carbone: Oltre a regolare le centrali esistenti, il piano ambientale di Obama aveva fissato degli standard di CO2 per le nuove centrali in costruzione. Quest’ultimi rendevano impossibile la costruzione di nuovi impianti a carbone negli Stati Uniti a meno che non fossero provvisti di dispositivi sotterranei di cattura delle emissioni, tecnologia costosa e ancora in fase di implementazione.
Con il nuovo ordine sarà necessario stabilire nuovi standard, o riscrivere la regola di Obama in modo che gli impianti a carbone possano utilizzare tecnologie anti emissioni meno sofisticate, e meno efficaci, di quelle finora previste. In ogni caso, la costruzione di nuovi impianti a carbone non dovrebbe essere così imminente.
• Riconsiderare le normative sulle emissioni di metano: L’anidride carbonica non è l’unico gas serra. C’è anche il metano, una componente chiave del gas naturale che può penetrare nell’atmosfera durante l’estrazione di petrolio e gas. Obama aveva fissato un obiettivo di riduzione di tali emissioni del 40 per cento al di sotto dei livelli 2012 entro il 2025. L’amministrazione Trump potrà da oggi rivedere queste regole.
• Ricalcolare il “costo sociale delle emissioni di carbonio”, stima utilizzata per giustificare la regolamentazione del clima: Nel 2009, l’amministrazione Obama aveva cercato di assegnare un valore in dollari al costo dell’emissione di una tonnellata di anidride carbonica, tenendo conto di modelli scientifici sui danni causati dal riscaldamento globale, come siccità e inondazioni.
Nel 2015 si stabilì che una tonnellata di anidride carbonica costava 36 dollari. Questo “costo sociale del carbonio” può aiutare a giustificare le normative che riducono le emissioni. L’amministrazione Trump potrà studiare i modi per abbassare la stima del costo sociale e rendere più facile l’introduzione di norme anti ambientaliste.
• Eliminare la moratoria sull’affitto delle riserve di carbone federale: Il governo federale possiede più di 570 milioni di acri di terreno con riserve di carbone, che affitta in locazione a società minerarie. Ambientalisti e altri critici sostengono che il governo distribuisca questi contratti di locazione troppo a buon mercato.
Nel 2016, il dipartimento degli Interni di Obama aveva emesso una moratoria sui nuovi contratti di locazione di carbone federali. Nel suo ordine esecutivo, Trump ha indicato di revocare la moratoria.
• Annullare gli ordini esecutivi di Obama sul clima: La Casa Bianca di Obama aveva emesso una serie di altri ordini esecutivi e documenti legati ai cambiamenti climatici, come ad esempio il Piano di Azione per il clima, contenente gli obiettivi dell’amministrazione sul riscaldamento globale.
Trump da adesso potrà annullarli tutti con facilità.
• Chiedere alle agenzie federali di rivedere tutte le norme che inibiscono la produzione di energia: Per promuovere l’indipendenza energetica del paese, Trump chiederà a tutte le agenzie federali di rivedere regole, politiche e sussidi per eliminare tutte le norme che inibiscono lo sviluppo della produzione di energia, dal carbone al petrolio, all’energia nucleare e alle rinnovabili. Nei prossimi 180 giorni, le agenzie dovranno inviare i loro risultati alla Casa Bianca, che deciderà come procedere.
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