L’Opec ha raggiunto un accordo per limitare la produzione di greggio a 32,5 milioni di barili al giorno dai livelli attuali di 33,2 milioni di barili.
La decisione è stata presa mercoledì 28 settembre al termine del vertice informale tenuto ad Algeri, dove i paesi produttori si sono confrontati alla ricerca di un’intesa che accontentasse le due nazioni rivali del cartello, Iran e Arabia Saudita.
La notizia ha immediatamente fatto volare le quotazioni del petrolio che in pochi minuti hanno guadagnato oltre il 6 per cento, tornando sopra quota 48 dollari al barile.
Come ha spiegato il ministro del Petrolio venezuelano, Eulogio Del Pino, sarà la prossima riunione dell’Opec, fissata per il 30 novembre a Vienna, a decidere formalmente l’entità e la durata della riduzione della produzione petrolifera.
L’Arabia Saudita, la principale sostenitrice della politica dei prezzi bassi negli ultimi anni con lo scopo di fare concorrenza alla produzione degli Stati Uniti di shale oil e impedire il ritorno sui mercati del nemico Iran, avrebbe acconsentito a tagliare la produzione di circa 400mila barili al giorno.
L’Iran, che dopo l’accordo sul programma nucleare con gli Stati Uniti voleva tornare ai livelli di produzione pre-embargo, sarebbe stato accontentato con un incremento di 50mila barili al giorno.
Il taglio della produzione, il primo negli ultimi otto anni, non era scontato a causa della rivalità e interessi contrastanti di Iran e Arabia Saudita.
Tuttavia, la situazione economica internazionale e i danni ai bilanci pubblici delle nazioni Opec a causa del basso pezzo del petrolio ha avuto la meglio sulla geopolitica.
Variazioni della produzione dei barili prodotti da paesi Opec e non Opec da gennaio del 2012 al 2016