L’Onu il 20 agosto ha deciso di sospendere la conferenza contro la tortura al Cairo, prevista per il 4 e il 5 di settembre, dopo le proteste delle organizzazioni contro la tortura che ritenevano l’evento un tentativo del governo di “ripulirsi” la coscienza.
In Egitto la pratica della tortura sui prigionieri politici è stata più volte denunciata dagli attivisti per i diritti umani e nei giorni scorsi Mohammed Zaree del Cairo Institute for Human Rights aveva dichiarato a Reuters che riteneva del tutto “illogico che un paese in cui la tortura è sistematica ospiti una conferenza sulla tortura”.”È una farsa” aveva dichiarato Aida Seif el-Dawla del Centro El Nadeem per la riabilitazione delle vittime di violenza e tortura con sede al Cairo.
Human Rights Watch, Amnesty International avevano manifestato il loro dissenso e il 20 agosto il portavoce dell’agenzia Onu per i diritti umani Ruper Colville ha dichiarato al portale indipendente egiziano Mada Masr di capire l’insofferenza delle Ong: “Negli ultimi giorni abbiamo visto crescere il disagio delle Ong sulla scelta del luogo e lo comprendiamo. Per questo avremo nuove discussioni con le istituzioni che lavorano sul tema prima dei decidere dove e quando tenere l’incontro”. Sarà dunque aperto un nuovo tavolo di discussione con le Ong attive su tema per capire come riorganizzare la conferenza.
Colville ha però tentato di difendere la scelta precedente dichiarando che “è ovviamente molto utile tenere un convegno che mira a cercare di ridurre la tortura in un Paese (e in una regione più ampia) dove la tortura è in atto”.
Lo stesso giorno, infatti, il portavoce delle Nazioni Unite ha dichiarato ad Al Jazeera che l’Onu sta ancora pianificando “di organizzare la conferenza in una regione del Nord Africa o in Medio Oriente, perché per ovvie ragioni avrebbe più effetto qui che in una qualsiasi altra regione europea”
L’organizzazione Human Rights Watch nel 2017 ha pubblicato un lungo report in cui sono documentate e descritte “violenze e torture sistematiche da parte delle forze di sicurezza egiziane”.