Nel corso del 2015 ci sono state 99 nuove accuse di violenza sessuale nei confronti dei caschi blu delle Nazioni Unite. Sono aumentate rispetto alle 80 accuse del 2014.
La maggior parte delle accuse, 69 in tutto, riguarda il personale coinvolto in 10 missioni di pace. Il personale militare e di polizia è accusato di reati sessuali durante il servizio.
Il rapporto di Ban Ki-moon, il segretario generale delle Nazioni Unite, non identifica le nazionalità dei 30 membri del personale delle Nazioni Unite accusati di abuso o sfruttamento che non lavoravano per missioni di pace.
Le indagini contenute nel rapporto sono state la risposta agli ultimi casi di stupri e abusi sessuali da parte di truppe internazionali in Repubblica Centrafricana.
La maggior parte delle accuse coinvolgono membri provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo, sette in tutto.
Ma ci sono state denunce contro peacekeeper di Burundi, Germania, Ghana, Senegal, Madagascar, Ruanda, Congo, Burkina Faso, Camerun, Tanzania, Slovacchia, Niger, Moldavia, Togo, Sudafrica, Marocco, Benin, Nigeria e Gabon.
Oltre alla Repubblica Centrafricana, i fatti hanno coinvolto missioni di pace in luoghi come Haiti, Mali, Repubblica Democratica del Congo e Costa d’Avorio.
Il rapporto contiene raccomandazioni per gli Stati membri affinché rendano più facile identificare i presunti responsabili e li sottopongano a giudizio.
Si chiede inoltre che l’assemblea generale dell’Onu crei un registro del Dna di tutti i peacekeeper.
Nel mese di dicembre una commissione di revisione indipendente aveva accusato le Nazioni Unite e le sue agenzie di trattare con superficialità le numerose accuse di abusi sessuali su minori da parte di truppe straniere in Repubblica Centroafricana tra il 2013 e il 2014.
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