L’inviato delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Nicolay Mladenov, ha detto che la legge approvata il 6 febbraio 2017 dal parlamento israeliano per la regolarizzazione degli insediamenti in Cisgiordania oltrepassa “una grossa linea rossa” verso “l’annessione dei Territori Occupati”.
È la prima volta che la Knesset, il parlamento israeliano, approva una legge sulle terre palestinesi occupate e in particolare sulla proprietà. Per Mladenov il provvedimento costituisce un “precedente molto pericoloso”.
La misura, approvata con 60 voti a favore e 52 contrari, riguarda circa 4mila coloni ebrei e di fatto marca l’annessione di territori palestinesi in Cisgiordania appartenenti alla cosiddetta “Area C” e sottoposti al controllo civile e in materia di sicurezza di Israele, anche se formalmente estranei all’ambito di intervento della Knesset.
La legge, che agisce in forma retroattiva, stabilisce un meccanismo di compensazione per i proprietari palestinesi dei terreni su cui sono stati costruiti insediamenti o case: questi potranno ricevere un pagamento annuale pari al 125 per cento del valore dei terreni per un periodo di 20 anni o, in alternativa, altri terreni a loro scelta dove è possibile.
I palestinesi ritengono che il provvedimento rappresenti un vero e proprio furto della terra palestinese e distrugga ogni chance di una soluzione politica per la pace e la possibilità della soluzione dei due stati, definita dagli accordi di Oslo del 1993.
Dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio 2017, il governo israeliano ha autorizzato la costruzione di oltre 6mila abitazioni per i coloni ebrei negli insediamenti nei territori palestinesi occupati in Cisgiordania e Gerusalemme est, forte delle manifestazioni di amicizia arrivate dalla nuova amministrazione americana.
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