Le Nazioni Unite hanno esortato Washington a non separare più i bambini richiedenti asilo e provenienti dall’America centrale dalle proprie famiglie.
L’Ufficio dei diritti umani dell’Onu si è detta preoccupata per la politica di tolleranza zero introdotta dall’Amministrazione Trump per cercare di bloccare l’immigrazione illegale.
Il portavoce Ravina Shamdasani ha dichiarato che la politica che “prevede che le persone scoperte ad entrare irregolarmente nel paese possono essere perseguite penalmente e vengono loro tolti i propri figli, anche nel caso di bambini molto piccoli”.
Le informazioni ricevute dai gruppi che rappresentano la società civile statunitense indicano che centinaia di bambini sono stati separati dalle proprie famiglie al confine da ottobre.
“Gli Stati Uniti dovrebbero fermare immediatamente questa pratica”, ha riferito Ravina Shamdasani ai giornalisti.
“La pratica di separare le famiglie è un’interferenza arbitraria e illecita nella vita familiare ed è una grave violazione dei diritti del bambino”.
“L’uso della detenzione e della separazione delle famiglie come deterrente è in contrasto con i diritti umani”, ha aggiunto la portavoce.
Shamdasani ha sottolineato che in generale i diritti dei minori sono molto rispettati negli Stati Uniti, ma si è detta dispiaciuta per la mancata ratifica da parte degli Usa della convenzione dei diritti del bambino dell’Onu.
Nonostante ciò, Washington è obbligato a rispettare le leggi internazionali sui diritti umani che le sue politiche verso i migranti violano apertamente.
“Il bene del bambino deve sempre venire prima di qualsiasi cosa, anche nel caso della gestione dell’immigrazione”, ha aggiunto la portavoce.
“Negli Stati Uniti sembra che il controllo dei migranti sembra essere prioritario rispetto all’effettiva cura e protezione dei bambini”.
Washington deve “adottare misure alternative che permettano ai bambini di restare con le loro famiglie”.
Le politiche messe in campo dall’Amministrazione americana cerca di contenere i flussi migratori provenienti da paesi poveri dell’America centrale come Guatemala, El Salvador e Honduras.
Centinaia di persone fuggono ogni settimana dai loro paesi per attraversare i confini tra Messico e Stati Uniti e si consegnano alle autorità per chiedere asilo.
William Spindler del agenzia per i rifugiati dell’Onu ha spiegato che “la richiesta di asilo è un diritto umano fondamentale ed è riconosciuto dalle leggi degli Stati Uniti”.
Di recente, gli attivisti che si battono per i diritti umani hanno accusato l’Amministrazione statunitense di aver commesso un “omicidio istituzionale“, dopo che un immigrata transgender richiedente asilo è morta mentre si trovava in custodia negli Stati Uniti.
L’immigrata, originaria dell’Honduras e sieropositiva, è la sesta persona a morire in una struttura di detenzione per immigrati negli Stati Uniti negli ultimi otto mesi.
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