Negli uffici delle Nazioni Unite di tutto il mondo sono state commesse molestie e perpetrati abusi, con gli autori che sono stati lasciati liberi di agire impunemente e le vittime rimaste ignorate.
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A raccontarlo è un’inchiesta del quotidiano britannico Guardian.
Sono decine i dipendenti che hanno raccontato che nel passare degli anni si sono trovati di fronte a un muro di omertà rispetto a questi numerosi casi avvenuti all’interno dell’organizzazione.
Quindici di loro hanno detto di avere avuto esperienza diretta o indiretta di reati che andavano dalle molestie verbali a veri e propri stupri.
“Se denunci, la tua carriera è praticamente finita, soprattutto se sei una consulente”, ha detto una collaboratrice, che ha affermato di essere stata molestata dal suo supervisore mentre lavorava per il World Food Program.
Solo sette donne, infatti, hanno denunciato formalmente le molestie subite, sfidando la paura di essere licenziate o il convincimento di non essere ascoltate o credute.
L’Onu ha ammesso la propria preoccupazione per la sottovalutazione del problema, ma ha affermato che il segretario generale dell’organizzazione, António Guterres, ha “dato la priorità al tema delle molestie sessuali e sostiene la politica della tolleranza zero”.
I racconti giunti al Guardian provengono da dipendenti che lavorano in oltre 10 paesi in tutto il mondo.
Tutti sono voluti rimanere anonimi, in parte per il divieto in capo al personale di parlare pubblicamente, in parte per paura di ritorsioni.
Tre donne hanno riferito di episodi di molestie sessuali o di violenza sessuale, tutte provenienti da diversi uffici.
Hanno raccontato di essere state costrette a lasciare il loro lavoro o di essere state minacciate del licenziamento.
I presunti responsabili, tra i quali vi sarebbe anche un alto funzionario delle Nazioni Unite, rimangono seduti ai loro posti.
Una donna, che sostiene di essere stata violentata da un membro anziano dello staff dell’Onu mentre si trovava in missione in una località remota, ha dichiarato: “Non ci sono altre opzioni per ottenere giustizia, e ho perso anche il mio lavoro”.
Ha detto che nonostante le prove mediche fornite e le varie testimonianze, un’indagine interna delle Nazioni Unite non ha trovato prove sufficienti a sostegno della sua accusa.
Altre dipendenti che si sono fatte avanti sostengono che l’ufficio dei servizi di controllo interno (OIOS), la squadra investigativa dell’Onu, non abbia intervistato i testimoni chiave e abbia commesso degli errori di trascrizione nella stesura dei verbali.
Gli accusati, inoltre, sono stati lasciati nelle loro posizioni di alto livello, con il potere di influenzare le indagini.
Sette presunte vittime che hanno parlato con il Guardian hanno raccontato che le è stato consigliato dai loro avvocati o dai loro colleghi di non perseguire la denuncia.
Altri dipendenti hanno affermato di non aver ricevuto assistenza o cure mediche adeguate.
Un avvocato che ha seguito una delle presunte vittime ha affermato che la sua assistita aveva “una quantità significativa di prove” e che, ad oggi, era profondamente delusa dal sistema che regnava nelle Nazioni Unite.
L’Onu è stata a lungo criticata per la sua incapacità di indagare adeguatamente sugli abusi e sullo sfruttamento sessuale da parte delle sue forze di pace nei confronti della popolazione locale, non da ultimo nella Repubblica Centrafricana e ad Haiti.
Molti alti funzionari godono dell’immunità diplomatica e possono evitare il giudizio dei tribunali nazionali, ma anche chi non ne gode ha spesso agito in paesi in cui il sistema giudiziario è lento e difettoso.
In una dichiarazione, le Nazioni Unite si sono impegnate a “cercare di rafforzare le nostre capacità di indagare sui rapporti che sono stati presentati e sostenere le vittime”.
L’organizzazione ha detto che il segretario Guterres ha nominato un difensore dei diritti delle vittime e istituito una task force di alto livello sulle molestie sessuali, nell’intento di rafforzare le indagini.
L’Onu effettuerà inoltre un sondaggio per misurare l’entità del problema e introdurrà un servizio di assistenza per le persone in cerca di consulenza.
Molti dipendenti hanno detto che dei dirigenti avevano offerto loro un avanzamento di carriera in cambio di favori sessuali.
Due anziani dirigenti andati recentemente in pensione e che operavano negli uffici delle Nazioni Unite a Roma, hanno dichiarato di essere al corrente di tali offerte fatte ad alcune giovani dipendenti.
Una donna che lavora in una missione di peacekeeping delle Nazioni Unite in Medio Oriente teme che la situazione delle vittime sia peggiorata rispetto al passato.
Ha presentato un reclamo una decina di anni fa, che ha portato ad un provvedimento disciplinare nei confronti del suo molestatore.
Non è sicura che se il fatto fosse avvenuto oggi, le conseguenze sarebbero state le stesse.
“È atroce, perché questa è un’organizzazione che dovrebbe difendere i diritti di tutti. Siamo così ipocriti”.
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