L’appuntamento è sotto il palazzo della Cultura e della Scienza di Varsavia, l’edificio più alto del Paese (quarantadue piani) costruito negli anni Cinquanta per volere di Stalin. A mezzogiorno, il piazzale è già pieno di gente. In fondo hanno parcheggiato gli autobus colmi di polacchi vestiti di rosso e bianco – i colori della bandiera – e venuti da tutti i voivodati per celebrare l’orgoglio nazionale. È l’11 novembre. Si festeggia l’anniversario della conquista dell’indipendenza della Polonia dopo un secolo di sottomissione alla Prussia, all’Impero Austro-Ungarico e alla Russia.
È un giorno di festa ma anche un’occasione per mostrare al mondo di che pasta è fatta la nazione: una, sovranista, bianca e cattolica. Insomma, quel “Dio, patria e famiglia” che in Italia suona subito come fascista. In Polonia invece si chiamano “nazionalisti”, anzi meglio: “patrioti”. E non sono soli.
Alla manifestazione partecipano anche tanti camerati venuti per festeggiare la nazione polacca da varie altre parti d’Europa. In marcia ci sono infatti i nazionalisti lettoni, gli inglesi e gli ungheresi del Hvim (Sixty-Four Counties Youth Movement). Soprattutto ci sono loro, gli ospiti d’onore: gli italiani di Forza Nuova. E vedeste come se la comandano. «Qui ci vogliono bene e ci rispettano, non come in Italia», spiega Andrea, che si definisce fascista e porta fiero la bandiera del suo partito.
Mi faccio largo tra la folla e raggiungo la testa del corteo. Al mio appello manca ancora qualcuno ma sono abbastanza sicura di trovarli lì davanti a tutti. E infatti, eccoli. Compattissimi e vestiti di nero. Al megafono urlano in coro: «Colpisci i liberali, gli anarchici e i froci». «Fuori dall’Unione europea».
Eppure i sentimenti anti-europei non si limitano alle frange più estreme e colorite del nazionalismo polacco ma arrivano – almeno a parole – ai massimi vertici della politica, che ha costruito le proprie fortune su un successo economico alimentato dai fondi dell’Ue. Dall’adesione alla comunità europea, Varsavia è infatti la maggior beneficiaria delle risorse dell’Unione.
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