Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), quasi mille persone sono rimaste uccise negli attacchi contro centri medici nel corso degli ultimi due anni, quasi il 40 per cento delle quali in Siria.
L’agenzia delle Nazioni Unite ha documentato 594 attacchi che hanno causato nel complesso 959 morti e 1.561 feriti in 19 paesi tra il gennaio del 2014 e il dicembre del 2015.
Il triste primato spetta alla Siria, devastata da una guerra civile cominciata nel 2011, la quale ha subito il numero maggiore di attacchi su ospedali, ambulanze, pazienti e operatori sanitari, per un totale di 352 vittime.
Subito dopo vengono i territori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania, l’Iraq, il Pakistan e la Libia.
Il 62 per cento degli attacchi registrati sono considerati intenzionali e molti hanno causato l’interruzione della fornitura di servizi medici.
“Non si tratta di un fenomeno isolato, né limitato alle zone di guerra, è non è accidentale. La maggior parte di questi attacchi erano intenzionali”, ha dichiarato Bruce Aylward, direttore del programma emergenze dell’Oms.
“Sta diventando sempre più difficile impiegare personale in questi luoghi, perché sta diventando sempre più difficile garantire la loro sicurezza, e sta diventando sempre più difficile assicurare la loro sopravvivenza”.
Intervenuto a all’assemblea annuale ministeriale, Aylward ha detto: “Il fenomeno non si è fermato, due giorni fa un attentatore suicida si è fatto saltare in aria uccidendo 40 persone in uno dei principali ospedali di Latakia (in Siria)”.
I numeri diffusi dall’Oms includono le 42 vittime e i 37 feriti causati dal bombardamento aereo degli Stati Uniti su un ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz, in Afghanistan, lo scorso ottobre.
Il rapporto ufficiale del Pentagono ha stabilito che non si è trattato di un attacco intenzionale ma di un errore umano, di un problema tecnico e di altri fattori che assolvono gli Stati Uniti dall’accusa di aver commesso un crimine di guerra, ma Msf ha richiesto che venga lanciata un’indagine indipendente.
“L’anno scorso, ben 75 ospedali gestiti o supportati da Msf sono stati colpiti”, ha detto Joanne Liu, presidente di Msf International.
“Dallo Yemen alla Siria, dalla Repubblica centroafricana al Niger, le strutture mediche sono razziate, bruciate e bombardate. I pazienti vengono uccisi nei loro letti. Gli operatori sanitari sono rapiti, assaliti o uccisi”, ha proseguito Liu.
Secondo l’Oms, il 53 per cento degli attacchi sono stati perpetrati da attori statali e il 30 per cento da gruppi armati. Il restante 17 per cento non è chiaro.
“Una delle regole più importanti in guerra è che non si possono attaccare le strutture mediche, gli operatori sanitari, i malati e i disabili. Perciò questi attacchi rappresentano gravi violazioni del diritto umanitario internazionale”, ha detto Rick Brennan, funzionario dell’Oms.
“Le violazioni del diritto umanitario internazionale sono considerati crimini di guerra e chi li ha commessi deve essere portato davanti alla Corte penale internazionale”, ha concluso.
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