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    Perché Luigi Mangione, accusato dell’omicidio dell’a.d. di United Healthcare, è stato incriminato per terrorismo?

    Luigi Mangione, accusato dell'assassinio dell'a.d. di UnitedHealthcare, Brian Thompson, è stato incriminato a New York per omicidio con finalità di terrorismo. Credit: ZUMAPRESS.com / AGF

    L'aggravante contestata al 26enne è prevista da una norma approvata a New York subito dopo l'11 settembre

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 19 Dic. 2024 alle 13:43 Aggiornato il 19 Dic. 2024 alle 14:13

    Luigi Mangione, accusato di aver assassinato l’amministratore delegato dell’assicurazione UnitedHealthcare Brian Thompson, ucciso il 4 dicembre scorso a New York, è stato incriminato per omicidio con l’aggravante delle finalità di terrorismo dalla procura di New York.

    Un grand jury di Manhattan ha accolto il 17 dicembre la richiesta della Procura di incriminare il giovane per 11 capi di imputazione, tra cui omicidio volontario, possesso illegale di armi e falsificazione di documenti. L’accusa più grave però riguarda le finalità di terrorismo, ai sensi di una legge statale approvata dopo l’11 settembre, per cui rischia l’ergastolo senza possibilità di libertà vigilata. Non è la prima volta che questa norma si applica a New York ma perché Luigi Mangione, incriminato per un unico omicidio, è stato accusato di terrorismo?

    Perché l’accusa di terrorismo
    La Procura sostiene che il 26enne, rampollo di una famiglia ricca e potente, formatosi in scuole private esclusive e università prestigiose, abbia ucciso Thompson “in nome di un atto di terrorismo”, legalmente definito come un delitto avente “l’intento di intimidire o influenzare la popolazione civile o la politica o la condotta di un’autorità di governo tramite atti di intimidazione, coercizione, omicidio, strage o sequestro”.

    “Si è trattato di un omicidio spaventoso, ben pianificato e mirato, che aveva lo scopo di provocare uno shock, l’attenzione e l’intimidazione del pubblico”, ha affermato il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, nella conferenza stampa successiva all’incriminazione di Luigi Mangione. L’omicidio, ha proseguito il magistrato, è avvenuto “in una delle zone più trafficate della nostra città, minacciando la sicurezza dei residenti e dei turisti, nonché dei pendolari e degli uomini d’affari che avevano appena iniziato la giornata”.

    Secondo gli inquirenti, come emerge da un rapporto dell’intelligence del dipartimento di Polizia di New York citato dalla Cnn, Luigi Mangione è stato spinto alla violenza dalla rabbia contro “l’avidità” dell’industria delle assicurazioni sanitarie. Il gesto, secondo la relazione riservata, ha messo a nudo i sentimenti negativi di molti cittadini statunitensi nei confronti del sistema sanitario. La retorica online a favore del gesto del 26enne, si legge nel rapporto, potrebbe “costituire, nel breve termine, una minaccia elevata per i dirigenti delle aziende”. “Questo è stato un omicidio che aveva lo scopo di evocare il terrore e ne abbiamo visto le conseguenze”, ha sottolineato il procuratore Bragg. “Questo non è stato un omicidio come gli altri. Non voglio dire che qualsiasi omicidio sia ordinario, ma questo è stato straordinario”.

    Nelle settimane successive all’assassinio di Thompson, ha aggiunto la comandante della polizia di New York, Jessica Tisch, abbiamo assistito a una “scioccante e spaventosa celebrazione di un omicidio a sangue freddo”. “I social media sono esplosi in elogi per questo attacco codardo”, ha rimarcato Tisch. “È stato un crimine freddo e calcolato che ha tolto una vita e messo a rischio i newyorkesi”, ha proseguito. “Non celebriamo gli omicidi e non glorifichiamo l’uccisione di nessuno, e qualsiasi tentativo di razionalizzazione è vile, sconsiderato e offensivo per i nostri profondamente radicati principi di giustizia”.

    L’intento di “intimidire o influenzare la popolazione civile” alla base della legge contro il terrorismo, ha spiegato la vice comandante dell’unità Intelligence e antiterrorismo del dipartimento di Polizia di New York Rebecca Weiner, è stato “confermato” dal continuo aumento della paura tra i dirigenti d’azienda della città dopo l’omicidio Thompson. “Abbiamo assistito a un’attività nel mondo reale simile a quelle segnalate online dal capo della polizia, il che è abominevole e fonte di preoccupazione”, ha aggiunto Weiner.

    L’accusa di omicidio di primo grado è raramente applicabile nello Stato di New York, perché per essere contestata richiede una serie di particolari elementi legati al crimine. Tale norma si applica infatti solo a una ristretta lista di circostanze aggravanti, tra cui il fatto che la vittima esercitasse una determinata professione, come magistrato, agente di polizia, operatore sanitario o vigile del fuoco, oppure in casi di delitti su commissione o con finalità di terrorismo.

    Una legge approvata dopo l’11 settembre
    La norma applicata al caso Thompson è stata approvata nel 2001, sei giorni dopo gli attentati dell’11 settembre, quando molti altri Stati approvarono leggi simili mentre il Congresso varò il famigerato Patriot Act. Non è comunque la prima volta che viene usata in città. Pur potendo essere applicata a diverse fattispecie di reato, dal possesso illegale di armi all’omicidio, soltanto in altri tre casi è stata utilizzata per punire un assassinio con finalità di terrorismo a New York ma non è andata come sperato dalla Procura.

    Il primo e più famoso del genere risale al 2004, quando un membro di una gang del Bronx fu accusato di aver ucciso una bambina di 10 anni e di aver paralizzato un uomo durante una sparatoria, diretta presumibilmente contro un criminale rivale, a una festa per un battesimo. Una volta condannato però la Corte Suprema dello Stato annullò il verdetto, disponendo un nuovo processo e stabilendo che la legge anti-terrorismo non era applicabile.

    Allora i giudici si dimostrarono scettici sul fatto che la sparatoria potesse essere intesa a intimidire l’intera comunità e si dissero anche preoccupati della banalizzazione dell’accusa di terrorismo, “se applicata in modo approssimativo a situazioni che non corrispondono alla nostra comprensione collettiva di ciò che costituisce un atto terroristico”. In seguito l’imputato si dichiarò colpevole di omicidio e fu condannato a 50 anni di reclusione.

    “La legge non prevede necessariamente che il caso comporti vittime di massa o legami con l’estremismo internazionale”, ha spiegato uno dei promotori della norma e allora senatore statale Michael Balboni in un’intervista all’agenzia di stampa Associated Press. “Mira invece a impedire che gli individui che vogliono rovesciare il governo di questo Paese usino l’estremismo e la violenza per raggiungere tale scopo”.

    I tribunali non hanno ancora stabilito un quadro di regole per l’ammissibilità dell’applicazione di questa norma. Negli anni però, la procura di Manhattan è riuscita a ottenere una serie di condanne o di ammissioni di colpevolezza in diversi casi, tra cui piani terroristici contro sinagoghe; complotti per costruire ordigni improvvisati al fine di minare il sostegno dell’opinione pubblica alle guerre degli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan; presunti tentativi di reclutare sostenitori per il sedicente Stato islamico (Isis) e di fornire fondi e armi a gruppi fondamentalisti in Siria; e casi di omicidio con l’aggravante dell’odio razziale.

    Anche nel caso Thompson la procura distrettuale di Manhattan è convinta che alla fine i giudici riconosceranno l’applicabilità dell’aggravante del terrorismo all’accusa di omicidio contro Luigi Mangione. “L’intento era seminare il terrore”, ha spiegato il procuratore Alvin Bragg, che in proposito ha citato una lettera scritta dall’imputato, pur rifiutandosi di entrare nello specifico del suo contenuto. Al momento dell’arresto infatti il 26enne aveva con sé una missiva scritta a mano in cui definiva le compagnie di assicurazione sanitaria dei “parassiti”, che “se la sono semplicemente cercata”. In caso di condanna quindi Luigi Mangione rischia di non uscire mai più dal carcere. L’aggravante del terrorismo infatti prevede un innalzamento della pena fino all’ergastolo.

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