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“Sono loro i responsabili, per colpire gli alleati degli Stati Uniti”. Così il segretario di stato Usa Mike Pompeo accusa l’Iran per l’attacco di due petroliere nel Golfo di Oman di giovedì 13 giugno.
L’attacco è stato sferrato contro due petroliere, la Front Altair, battente bandiera delle Isole Marshall, noleggiata dalla compagnia petrolifera statale di Taiwan e appartenente alla norvegese Frontline, e la Kokuka, battente bandiera di Panama.
Le cause dell’incidente rimangono ancora un mistero, ma il segretario di stato Usa Mike Pompeo nella serata di giovedì ha puntato il dito contro l’Iran per l’attacco: “Gli spudorati attacchi nel Golfo di Oman fanno parte di una campagna dell’Iran per aumentare le tensioni e creare sempre più instabilità nella regione. La risposta sarà economica e diplomatica”, ha detto Pompeo.
A seguito dell’attacco, il ministro del Commercio nipponico, Hiroshige Seko,aveva detto che “le due petroliere nel Golfo di Oman sono state attaccate”, confermando che le due imbarcazioni trasportavano carichi “collegati al Giappone”. “Ho avuto informazioni che le due navi con carico diretto in Giappone sono state attaccate vicino allo Stretto di Hormuz”, ha sottolineato Seko.
Le navi erano entrambe dirette in Giappone e l’attacco è ancora più rilevante se si considera che proprio nelle stesse ore il premier nipponico Shinzo Abe si trova in visita in Iran per cercare di mediare tra Teheran e Washington sul nucleare, per la prima volta dal 1979.
Un dettaglio che non è sfuggito al ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, che su Twitter ha condannato l’attacco, definendolo un tentativo di sabotare i nascenti rapporti tra Giappone e Iran.
A causa dell’acuirsi del conflitto con gli Stati Uniti, l’Iran sta cercando di stringere rapporti commerciali con altri paesi nel tentativo di aggirare le sanzioni imposte dal presidente statunitense Donald Trump, che hanno intaccato anche i rapporti tra Teheran e l’Unione europea.
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