Il parlamento dell’Oklahoma, controllato dai repubblicani, ha approvato un disegno di legge che vieta l’aborto in qualsiasi momento della gravidanza, tranne per salvare la vita della madre incinta in una emergenza medica. I trasgressori possono essere puniti con una multa sino a 100mila dollari o sino a 10 anni di galera o con entrambe le misure. Se il governatore repubblicano Kevin Stitt, che alcuni mesi fa aveva promesso che avrebbe approvato “qualsiasi legge sul diritto alla vita fosse finita sulla (sua) scrivania”, firmerà il provvedimento, la legge entrerà in vigore il 26 agosto.
La misura è particolarmente restrittiva in materia se si considera che negli altri Stati che hanno approvato leggi simili negli ultimi mesi, come il Texas e la Florida, l’aborto è legale sino rispettivamente alla sesta e alla quindicesima settimana di gravidanza. Nello stato del Midwest invece non si potrà abortire quasi mai. Una decisione che ha provocato le proteste dei gruppi di attivisti contrari al provvedimento. Se approvata, la misura potrebbe causare problemi anche alle donne del vicino Texas, che fino ad ora ricorrevano ai medici dell’Oklahoma per abortire dopo la sesta settimana.
Nel frattempo la Corte Suprema americana sta discutendo della legittimità della legge del Mississippi sull’aborto, che vieta l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane nella maggior parte dei casi, considerata il caso più importante sul tema degli ultimi decenni: se confermata, infatti, potrebbe minacciare una sentenza storica, che dal 1973 garantisce l’accesso all’interruzione di gravidanza a livello federale. Dalle prime discussioni la Corte, a maggioranza di giudici conservatori, sembrerebbe intenzionata a riconoscere la legittimità della legge del Mississippi.