Nello stato americano dell’Oklahoma si sta discutendo di una bozza di legge che obbligherebbe le donne che vogliono abortire a ottenere l’autorizzazione del proprio partner prima di poter ricorrere alla procedura.
A proporre la nuova norma è stato il deputato repubblicano Justin Humphrey, secondo cui esso “cerca semplicemente di aggiungere la figura del padre nel processo decisionale sull’aborto. [I padri] prendono parte alla creazione del bambino e poi non hanno alcun diritto di parola per i successivi nove mesi”.
La proposta è l’ultima di una serie di iniziative antiabortiste promosse in tutti gli Stati Uniti dopo l’elezione del presidente Donald Trump, nella cui squadra figurano diversi nomi contrari all’interruzione di gravidanza, incluso il segretario alla Giustizia Jeff Sessions.
A dicembre 2016, lo stato dell’Ohio ha approvato una legge che vieta gli aborti dopo la ventesima settimana di gestazione e il governatore ha messo il veto su un’altra misura che avrebbe proibito l’interruzione di gravidanza dopo il rilevamento del battito cardiaco (che può avvenire fin dalla sesta settimana).
Negli Stati Uniti, l’aborto è diventato legale nel 1973 ma rimane un argomento controverso sia dal punto di vista sociale che politico.
Le donne che intendono ricorrere all’interruzione di gravidanza in Oklahoma devono obbligatoriamente aspettare 72 ore dalla richiesta e ricevere una consulenza sui legami tra l’aborto e il cancro al seno, che secondo l’Istituto nazionale per il cancro e altri esperti medici non esistono.
La misura proposta da Humphrey non si applica in caso di stupro e incesto o nel caso in cui la vita della madre sia in pericolo.
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