La Polonia vuole limitare l’accesso alla pillola del giorno con una legge che ne consente la vendita sono in presenza di regolare prescrizione medica. Il presidente polacco Andrzej Duda ha firmato questa nuova norma, che deve essere ancora approvata in parlamento.
Fino a oggi, sulla base della normativa europea dal 2015, la pillola del giorno dopo era disponibile in Polonia senza ricetta. La legge precedentemente in vigore permetteva a tutte le donne con più di 15 anni di andare in farmacia e comprare una contraccezione d’emergenza senza la prescrizione del medico.
Nel novembre 2014 l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) aveva chiesto agli stati membri dell’Unione Europea, tra cui anche la Polonia, di adeguare le rispettive legislazioni nazionale di modo da garantire la vendita della contraccezione di emergenza senza alcuna prescrizione medica.
Anche l’Italia aveva seguito le direttive europee. Il 4 marzo 2016 con provvedimento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, l’Agenzia italiana del farmaco aveva modificato il regime prescrittivo della specialità medicinale a base di Levonorgestrel nota come “pillola del giorno dopo”, analogamente a quanto era già avvenuto a maggio dello 2015 per la “pillola dei cinque giorni dopo”.
In base a tale provvedimento, a partire da quella data, le donne maggiorenni possono acquistare senza obbligo di ricetta medica la pillola del giorno dopo in tutte le farmacie italiane presentando, ove richiesto, documento d’identità attestante la maggiore età.
Le ultime modifiche approvate dal governo polacco hanno sollevato le critiche di diversi attivisti per i diritti delle donne. C’è il rischio che in Polonia aumenti il numero di aborti illegali, soprattutto per le donne vittime di stupro o per quelle che vivono nelle aree più isolate del paese.
“Lo consideriamo un altro colpo per i diritti delle donne, questo provvedimento influenzerà gli adolescenti e quelle donne che vivono nei territori rurali e nelle zone remote della Turchia. Ci saranno effetti catastrofici specialmente per le ragazze vittime di stupri”. Ha dichiarato Draginja Nadaždin, direttrice di Amnesty International in Polonia.
La Polonia ha alcune delle leggi più restrittive sull’aborto in Europa. L’attuale legislazione vieta tutte le interruzioni di gravidanza, a meno che questa non sia il risultato di incesto o di stupro, o solo se si presenta un rischio per la salute alla madre o se il feto mostra segni evidenti di deformazioni.
Nel 2016 il parlamento polacco ha respinto un disegno di legge proposto dal governo che avrebbe consentito aborti solo nei casi in cui la vita di una donna era a rischio.
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