Il numero dei giornalisti uccisi è raddoppiato nel 2020
Nel 2020 il numero dei giornalisti uccisi a causa del loro lavoro è più che raddoppiato: lo certifica un rapporto del Cpj, il Comitato per la protezione dei giornalisti.
Secondo il rapporto annuale del Cpj, infatti, sono 30 i reporter uccisi in 15 Paesi nel corso di quest’anno. Numeri che, secondo Joel Simon del Cpj, rappresentano “un fallimento della comunità internazionale”.
Dei 30 giornalisti uccisi nel 2020, 6 lavoravano ad “incarichi pericolosi”, 3 sono stati colpiti dal fuoco incrociato nel corso della guerra civile siriana, mentre 21 sono stati assassinati.
L’Afghanistan e il Messico sono i Paesi in cui sono stati uccisi più reporter nel corso di quest’anno. Subito dopo vi sono le Filippine, l’India, l’Honduras, il Bangladesh, l’Iran, il Paraguay, la Somalia, la Siria e lo Yemen.
Nel rapporto, inoltre, si specifica che tutti i 21 giornalisti uccisi sono stati assassinati in azioni premeditate, definite “rappresaglie dirette” per il loro lavoro.
Nel 2019, sempre secondo quanto si legge nel rapporto del Comitato per la protezione dei giornalisti, erano stati 10 i reporter uccisi a causa delle loro inchieste scomode.
The number of journalists singled out for murder in reprisal for their work more than doubled in 2020.
At least 30 journalists were killed for their work as of December 15, 2020.
21 of those were murdered in retaliation for their work.https://t.co/6Sn5RjwN4O pic.twitter.com/adetcAs2d3
— Committee to Protect Journalists (@pressfreedom) December 22, 2020
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