Nel 2016 si sono registrate almeno 1.032 esecuzioni di pena di morte in 23 paesi del mondo. La maggior parte sono avvenute in Cina, Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan. I dati li ha diffusi Amnesty International nel suo rapporto Pena di morte nel mondo: 2016-2017.
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La Cina rimane il maggior esecutore mondiale, ma la reale entità dell’uso della pena di morte nel paese asiatico è sconosciuta, perché i dati sono classificati come segreto di stato.
In Cina centinaia di casi documentati di pena di morte non sono presenti nel registro giudiziario online, da subito pubblicizzato come un “passo avanti decisivo verso l’apertura” e regolarmente citato come prova che il sistema giudiziario cinese non ha nulla da nascondere.
“Il registro in realtà contiene solo una piccola parte delle migliaia di condanne a morte che riteniamo siano emesse ogni anno in Cina”, si legge nel rapporto. “Sulla base di fonti pubbliche cinesi tra il 2014 e il 2016 sono state eseguite almeno 931 condanne a morte, solo 85 delle quali sono riportate nel registro”.
Il registro inoltre non contiene i nomi dei cittadini stranieri condannati a morte per reati di droga, sebbene i mezzi d’informazione locali abbiano dato notizia di almeno 11 esecuzioni. Sono assenti anche numerosi casi relativi a “reati di terrorismo”.
“Il governo cinese utilizza dati parziali e fa affermazioni non verificabili per rivendicare progressi nella riduzione del numero delle esecuzioni e al tempo stesso mantiene un segreto quasi totale”, ha commentato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International nel comunicato ufficiale che commenta i numeri del rapporto. “È un atteggiamento volutamente ingannevole”.
Credit: Amnesty International
Per la prima volta dal 2006, gli Stati Uniti non sono nella lista dei primi cinque paesi al mondo per numero di esecuzioni. Il numero di esecuzioni nel 2016, 20, rappresenta il più basso dal 1991 ed è inferiore della metà rispetto al 1996 e di cinque volte rispetto al 1999. Con l’eccezione del 2012, quando è rimasto uguale, il numero delle esecuzioni continua a diminuire di anno in anno dal 2009.
Il numero delle nuove condanne a morte, 32, è stato il più basso dal 1973: un chiaro segnale che i giudici, i procuratori e le giurie stanno cambiando idea sulla pena di morte come strumento di giustizia. Tuttavia, alla fine del 2016, nei bracci della morte si trovavano ancora 2832 detenuti in attesa dell’esecuzione.
Amnesty sottolinea però l’esistenza di alcune situazioni critiche, come quella dell’Arkansas che giustizierà sette persone in 10 giorni nel mese di aprile.
Nel 2016 solo cinque stati degli Usa hanno eseguito condanne a morte: Alabama (2), Florida (1), Georgia (9), Missouri (1) e Texas (7).
Amnesty, analizzando informazioni pubblicate dalla stampa vietnamita nel febbraio 2017, afferma inoltre che negli ultimi tre anni il Vietnam è stato il terzo paese al mondo, dopo Cina e Iran, per numero di esecuzioni: 429 dal 6 agosto 2013 al 30 giugno 2016. Il ministero per la Pubblica sicurezza non ha reso note le cifre relative al 2016.
Una segretezza del genere si riscontra anche in Malesia. Le pressioni del parlamento hanno consentito di sapere che nei bracci della morte del paese sono in attesa dell’esecuzione oltre 1000 prigionieri. Nel 2016 sono state eseguite nove condanne a morte, più di quante si ritenesse.
Nel frattempo, l’idea che il crimine vada punito con la pena di morte continua a mettere radici nel continente asiatico: le Filippine stanno cercando di reintrodurla, dopo averla abolita nel 2006, e le Maldive minacciano di riprendere le esecuzioni dopo 60 anni.
Qui alcuni numeri riguardanti la pena di morte nel mondo:
• 1.032 persone sono state messe a morte in 23 paesi (in calo rispetto al 2015);
• Escludendo la Cina, 87% di tutte le esecuzioni sono avvenute soli in 4 paesi: Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan;
• Sono state compiute 20 esecuzioni negli Stati Uniti, il minor numero dal 1991;
• Durante il 2016, 23 paesi, circa un paese su otto, hanno compiuto delle esecuzioni;
• 142 paesi nel mondo, più di due terzi, sono abolizionisti nella pratica o per legge;
• In totale, 104 paesi l’hanno abolita, la maggior parte degli stati del mondo. Solo 64 paesi erano completamente abolizionisti nel 1997;
• 3117 pene di morte in 55 paesi nel 2016, un significativo aumento sul dato del 2015 (1998 in 61 paesi);
• Almeno 18848 persone si trovavano nel braccio della morte alla fine del 2016.
Amnesty chiude il suo rapporto lanciando una sorta di appello in un video: “Noi possiamo abolire la pena di morte”, si legge al termine del filmato.
Credit: Amnesty International
Riassumendo, Amnesty fornisce ulteriori dati: 104 paesi hanno abolito la pena di morte per ogni reato; 7 paesi l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 30 paesi sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. In totale 141 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica. 57 paesi mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.
I dati forniti dal rapporto sono riassunti in un’infografica interattiva realizzata da Amnesty.
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