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    Non si trovano pazienti per curare l’Ebola

    La parziale diminuzione dei contagi del virus rappresenta un ostacolo allo sviluppo di cure sperimentali

    Di Matteo Garavoglia
    Pubblicato il 10 Feb. 2015 alle 16:02 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:01

    Il virus Ebola, da quasi un anno flagello dell’Africa occidentale, ha nell’ultimo mese rallentato la propria diffusione.

    Cure e medicinali sperimentali via via più ambiziosi hanno segnato in positivo l’inizio di questo 2015 in una terra che ha visto morire, a causa della malattia, quasi 9mila persone. 

    Per debellare completamente questa malattia, tuttavia, c’è bisogno di trovare pazienti disposti a sottoporsi alle ultime cure sviluppate per permettere la continuazione dei test.

    L’Organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato come nei tre Paesi più colpiti dal virus, Liberia, Guinea e Sierra Leone, i casi di contagio siano scesi a meno di cento a settimana, il dato più confortante dal giugno 2014.

    In Liberia, una clinica ha chiuso a fine gennaio per mancanza di pazienti. Un’altra organizzazione che si occupa delle cure sperimentali dei pazienti affetti da Ebola, invece, potrebbe essere costretta a trasferirsi in Sierra Leone.

    Si tratta comunque di problemi che molti dei medici si auspicano di avere. “È più importante fermare l’emergenza che portare a termine il ciclo di cure”, ha rimarcato il dottor Armand Sprecher di Medici Senza Frontiere.

    Le storie più incoraggianti vengono dalla Guinea. Un medicinale antivirale giapponese sta cominciando a dare i risultati sperati, mentre nella capitale Conakry un team belga sta trattando i pazienti del Donka Hospital con il plasma dei sopravvissuti al virus. La cura verrà somministrata a 130 pazienti nell’arco di nove mesi.

    “Penso ci sia una buona possibilità che funzioni”, ha dichiarato Sarah Temmerman, dottoressa che lavora all’Institute of Tropical Medicine con sede in Belgio, “ovviamente dev’essere provato scientificamente”.

    Il problema di questo trattamento è che la donazione di sangue non è considerata pratica comune nel Paese. “Se mi vedessero donare il sangue, potrei essere d’esempio per i pazienti guariti”, ha commentato Bakary Oularé, fisico 30enne che coordina 200 sopravvissuti all’ebola.

    Nel frattempo, due vaccini sperimentali sono stati diffusi in Liberia e il mese prossimo saranno disponibili anche in Guinea e in Sierra Leone. L’Organizzazione mondiale della sanità prevede che uno studio completo sul caso potrà essere concluso nel giro di 6-8 settimane.

    Tuttavia, nonostante la consistente diminuzione dei contagi, non è ancora possibile fare delle previsioni sul decorso della malattia e la fine dell’emergenza nell’Africa occidentale non può ancora dirsi conclusa.

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