A partire dal 14 gennaio 2016, giorno in cui furono annunciate tutte le nomination per gli Oscar dello scorso anno, si sono alzate diverse voci
di protesta, sia tra il pubblico che tra alcuni volti noti di Hollywood, a
proposito del fatto che le minoranze, e in particolare gli attori neri, non siano adeguatamente rappresentate tra
i nominati.
In particolare, aveva destato molto scalpore l’assenza, per il
secondo anno consecutivo, di attrici e attori non bianchi tra i 20 nominati
come protagonisti e non protagonisti.
Come già accaduto nel 2015, si era dunque
diffuso l’hashtag #OscarsSoWhite su Twitter, e uno dei più noti registi
afroamericani, Spike Lee, aveva immediatamente condannato l’Academy per lo scarso
riconoscimento di attori neri o appartenenti a minoranze.
La voce di Lee era stata seguita da quella di Jada Pinkett Smith, attrice e moglie dell’attore
Will Smith, che aveva diffuso un videomessaggio in cui ha proposto il boicottaggio
dell’evento, suggerendo di crearne uno affine in cui le capacità degli
afroamericani venissero maggiormente riconosciute.
Il messaggio era stato ancor
più denso di significati in quanto diffuso durante il Martin Luther King Day,
festività statunitense a ricordo dell’attivista per i diritti civili.
(Qui sotto: la prima pagina del New York Post del 21 gennaio 2016)
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Un altro nome molto influente nel mondo dello show business, George Clooney, aveva in quell’occasione speso
parole dure contro la direzione presa dagli Oscar negli ultimi anni, facendo i
nomi di diversi film che avrebbero meritato, a suo dire, maggiore
considerazione, da Concussion, con
Will Smith, a Creed, da Straight Outta Compton a Beasts
of No Nation.
Infine, Will Smith aveva fatto eco alle parole
di sua moglie dichiarando che “le nomination riflettono la composizione dell’Academy. L’Academy riflette l’industria cinematografica e l’industria riflette gli Stati Uniti d’America.
Sembra ci sia in atto un ritorno verso il separatismo, verso la disarmonia
razziale e religiosa, e non è questa la Hollywood che voglio lasciare in
eredità alle generazioni future”.
Smith aveva ammesso che la sua mancata nomination come miglior attore
per il film Concussion avesse influito sull’intervento polemico della moglie, che lo riteneva meritevole di essere nominato.
Smith aveva anche dichiarato che “tutto questo
non c’entra unicamente con me, ma con tutti i bambini
che guarderanno lo show in tv e non potranno vedersi rappresentati”.
Non tutti però sono d’accordo con Smith e con gli altri che hanno preso posizione a favore di un boicottaggio degli Oscar: l’attrice britannica Charlotte Rampling, nominata come miglior attrice, ha infatti dichiarato lo scorso anno alla radio francese Europe 1 che la polemica è “razzista nei confronti dei bianchi”. A suo dire, infatti, “forse gli attori neri semplicemente non meritavano di essere nominati a causa delle loro performance”.
In ogni caso, la mancanza di un’adeguata rappresentanza delle diverse
minoranze di cui si compone la popolazione degli Stati Uniti nelle premiazioni
cinematografiche è un tema che non riguarda solo l’edizione 2016.
La casa
editrice Lee & Low Books aveva già denunciato questo fenomeno con un’infografica
che TPI vi ripropone, in cui venivano esposte alcune statistiche piuttosto allarmanti
rispetto agli Oscar dal 1927 al 2015.
Tre dati da tenere a mente:
1) Tra i membri dell’Academy che decidono a chi assegnare i premi, il 98 per cento dei produttori è bianco, così come il 98 per cento degli sceneggiatori e l’88 per cento degli attori. Complessivamente la giuria è composta al 93 per cento da bianchi e solo dal 24 per cento di donne. L’età media dei votanti è pari a 63 anni.
2) In 87 anni di Oscar, solo una donna non bianca, Halle Berry, ha vinto l’Oscar come miglior attrice protagonista, mentre sono 7 gli attori neri o membri di minoranze ad aver vinto come miglior attore. Includendo anche gli attori non protagonisti di entrambi i generi, i vincitori neri arrivano al 5 per cento.
3) L’unica donna a vincere il premio come miglior regista è stata Kathryn Bigelow, nel 2013.
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