La nipote di Bob Kennedy è morta
Saoirse Roisin Hill, nipote di Bob Kennedy, è morta a 22 anni nella residenza della famiglia a Cape Code, in Massachusettes. La notizia è arrivata in Italia all’alba di oggi, venerdì 2 agosto. Si sospetta la ragazza sia stata uccisa da una overdose di droga.
“Si batteva per i diritti umani e per la promozione delle donne, lavorava con le comunità indigene per costruire scuole in Messico”, ha dichiarato la famiglia Kennedy in una nota diffusa ai media.
La polizia sta indagando dopo la chiamata ricevuta dalla residenza Kennedy nel pomeriggio: la donna era in arresto cardiaco quando sono arrivati i soccorsi. La residenza appartiene a Ethel Kennedy, la vedova del senatore Robert F. Kennedy, morto assassinato il 6 giugno 1968, quando da poche ore stato proclamato candidato dei democratici alla presidenza degli Stati Uniti (e fratello di John F. Kennedy, il presidente ucciso in un attentato a Dallas il 22 novembre 1963).
Chi era Saoirse Roisin Hill
Quella di Saorise Roisin Hill è l’ultima di una lunga serie di morti in età giovanile che hanno colpito nel corso degli anni la famiglia Kennedy [qui abbiamo spiegato cos’è la maledizione della famiglia Kennedy].
“I nostri cuori sono sconvolti dalla perdita della nostra amata Saoirse”, ha detto la famiglia. “La sua vita è stata piena di speranza, promessa e amore… Ha illuminato le nostre vite con il suo amore, le sue risate e il suo spirito generoso. Saoirse è stata appassionatamente commossa dalle cause dei diritti umani e dall’empowerment delle donne e ha trovato grande gioia nel volontariato, lavorando a fianco delle comunità indigene per costruire scuole in Messico. La ameremo e ci mancherà per sempre “.
“Il mondo è un po’ meno bello oggi”, ha dichiarato tramite il suo portavoce la nonne della ragazza, Ethel, che oggi ha 91 anni.
Saoirse era la figlia di Courtney, la quinta figlia di Robert ed Ethel Kennedy. Suo padre, Paul Michael Hill, fu una delle quattro persone condannate ingiustamente per due attentati terroristici dell’Ira nel 1974 e fu assolto dopo aver passato 15 anni in carcere. Alla sua vicenda è ispirato il film “Nel nome del padre”, candidato a sette premi Oscar nel 1994.
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