Dopo il rapimento di 110 ragazze da parte dei soldati di Boko Haram, un gruppo terroristico islamico, la Nigeria ha messo in campo aerei e forze militari extra per tentare di liberarle.
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Il rapimento è avvenuto il 19 febbraio durante un attacco jihadista nei confronti di una scuola nella città di Dapchi, nello stato di Yobe, a nord-est del paese africano.
Il presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, ha detto che è stato un “disastro nazionale” e si è scusato con le famiglie delle ragazze.
Tra i familiari serpeggia la rabbia, dopo la notizia secondo la quale i soldati dell’esercito nigeriano erano stati fatti ritirare dal checkpoint presente a Dapchi nel mese di gennaio.
Il 19 febbraio scorso, la città di Dapchi è stata oggetto di un attacco che ha causato la fuga di studenti e insegnanti della scuola locale Government Girls Science and Technical College.
Secondo fonti locali, l’aggressione è stata poi respinta dalle forze di sicurezza nigeriane, sostenute anche dall’ausilio di aerei militari.
In un primo momento le autorità hanno negato il rapimento, sostenendo che gli studenti si stavano nascondendo dai terroristi.
Ma alla fine dell’azione, è stato ammesso che mancavano all’appello 110 ragazze.
I militanti di Boko Haram stanno combattuto una lunga guerra nel nord del paese con l’obiettivo di creare uno stato islamico nella regione.
Quasi quattro anni fa hanno rapito 276 ragazze da una scuola a Chibok, con almeno 100 di esse di cui non si conosce ancora la situazione.
Dal 2013 a oggi le violenze di Boko Haram hanno causato 2,4 milioni di sfollati interni nel nordest della Nigeria, in Camerun, Ciad e Niger, oltre che decine di migliaia di morti.