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    L’indiscrezione del New York Times: “Elon Musk ha incontrato l’ambasciatore dell’Iran all’Onu”

    Credit: AGF
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 15 Nov. 2024 alle 14:15

    Elon Musk ha incontrato a New York l’ambasciatore dell’Iran presso le Nazioni Unite, Amir Saeid Iravani. L’indiscrezione, pubblicata dal The New York Times, è stata confermata al quotidiano statunitense da due anonimi funzionari iraniani, che hanno descritto la riunione, avvenuta lunedì 11 novembre, come “una discussione su come allentare le tensioni tra Teheran e gli Stati Uniti”.

    L’incontro tra l’ambasciatore Amir Saeid Iravani e l’uomo più ricco del mondo, patron, tra gli altri, di colossi come Tesla, Starlink, X e SpaceX e prossimo consigliere del presidente eletto Donald Trump, sarebbe durato “più di un’ora” e si sarebbe svolto “in una località segreta”. Le fonti iraniane, che hanno accettato di parlare ma solo a condizione di mantenere l’anonimato perché non espressamente autorizzati a discutere in pubblico le politiche del governo di Teheran, hanno comunque definito “positiva” la riunione, considerandola “una buona notizia” per il nuovo corso dei rapporti tra gli Usa e la Repubblica islamica.

    Dall’entourage del magnate però non arrivano conferme. “Non commentiamo le notizie di incontri privati ​​che potrebbero o meno aver avuto luogo”, ha risposto Steven Cheung, direttore della comunicazione di Trump, quando gli è stato chiesto di confermare l’indiscrezione del The New York Times. Elon Musk invece non ha ancora commentato.

    La riunione tra Musk e Iravani potrebbe essere il primo passo di un nuovo approccio diplomatico da parte di Washington con Teheran. Durante il suo primo mandato infatti, il magnate americano fu l’artefice della cosiddetta politica di “massima pressione” nei confronti dell’Iran, ripristinando le pesanti sanzioni, volte a limitarne l’export petrolifero, revocate nell’ambito dello storico accordo sul nucleare concluso nel 2015 e da cui lo stesso Trump ritirò unilateralmente gli Usa nel 2018.

    In questa fase Teheran e la nuova amministrazione americana si starebbero studiando a vicenda, in attesa delle prossime mosse, e la riunione tra Musk e il diplomatico iraniano costituirebbe solo l’ultimo segnale di questa strategia. La scorsa settimana il governo della Repubblica islamica ha inviato a Donald Trump un segnale di apertura invitandolo ad adottare una nuova politica nei suoi confronti, dopo che l’amministrazione uscente di Joe Biden aveva accusato Teheran di essere coinvolta in un piano per assassinare il presidente americano eletto.

    Fonti anonime iraniane hanno poi riferito in settimana all’emittente Sky News Arabic che la Repubblica islamica avrebbe rinviato l’operazione “True Promise 3”, il nome dato alla terza rappresaglia contro Israele dopo l’attacco lanciato da Tel Aviv lo scorso 26 ottobre contro “obiettivi militari” di Teheran, in attesa di aprire nuove trattative con gli Stati Uniti dopo le presidenziali. Un’altra notizia mai confermata.

    L’incontro descritto dal New York Times però non costituirebbe la prima sortita in politica estera per conto della nuova amministrazione americana da parte del miliardario di origini sudafricane. Fornitore del sistema Starlink, indispensabile per l’Ucraina, secondo il portale statunitense Axios, la scorsa settimana avrebbe infatti partecipato anche al primo colloquio telefonico fra Trump e il presidente Volodymyr Zelensky, mentre negli ultimi due anni, secondo il Wall Street Journal, sarebbe rimasto in contatto persino con Vladimir Putin.

    Diventato il principale finanziatore della campagna di Trump, in attesa di entrare – malgrado i numerosi conflitti di interessi – nella sua seconda amministrazione come capo del nuovo dipartimento per l’Efficienza Governativa (in inglese: Department of Government Efficiency, DOGE), l’imprenditore di origini sudafricane si è da tempo costruito un profilo internazionale: dal rapporto coltivato con Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu, ai contatti mantenuti con Vladimir Putin, agli insulti al cancelliere tedesco Olaf Scholz, definito “uno stupido”, alla querelle con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo gli attacchi alla magistratura italiana.

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