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    New York legalizza la marijuana. Addio alla “War on Drugs”

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 3 Apr. 2021 alle 15:46

    New York legalizza la marijuana. Addio alla “War on Drugs”

    Da questa settimana negli Stati Uniti l’uso della marijuana a scopi ricreativi è legale in 15 stati, dopo essere stato autorizzato dallo stato di New York in una legge che prevede anche la redistribuzione di milioni di dollari a favore delle comunità colpite dalla “War on Drugs” degli ultimi decenni.

    A 25 anni da quando la California ha per prima legalizzato l’uso terapeutico della marijuana nel 1996 e a 9 anni da quando Washington e Colorado hanno autorizzato l’uso ricreativo, la legalizzazione della marijuana ha dato vita nel paese a un’industria da 17,5 miliardi di dollari di vendite nel 2020, in crescita del 46 percento rispetto all’anno precedente, secondo la società di ricerca del settore BDSA.

    Anche se continua a essere considerata illegale a livello federale, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato al mondo per la marijuana legale, seguito dal Canada, diventata la principale economia al mondo a legalizzare il consumo della cannabis a livello nazionale nel 2018. I due paesi nordamericani negli ultimi anni hanno attirato miliardi di dollari di investimenti nel settore, che ha visto crescere aziende con ricavi superiori a mezzo miliardo di dollari.

    Dalle elezioni presidenziali dello scorso novembre che hanno portato alla vittoria del democratico Joe Biden a oggi l’indice S&P/TSX Cannabis di riferimento per il settore è più che raddoppiato, dopo un boom che a febbraio l’aveva portato a far registrare una crescita di oltre il 400 percento dai livelli di novembre.

    Il successo dei nuovi imprenditori della cannabis, dopo decenni in cui produttori e rivenditori prevalentemente neri e ispanici sono stati bersaglio delle pene draconiane con cui il governo federale ha combattuto il commercio di stupefacenti, ha spinto molti attivisti e addetti ai lavori a chiedere maggiori tutele per le comunità maggiormente colpite.

    Una richiesta alla base della legge approvata questa settimana dallo stato di New York, che rimuove dalla fedina penale di chi è stato condannato i reati non più perseguibili a livello statale e promette di reinvestire circa un quarto del gettito di un’imposta applicata sulle vendite di marijuana nelle comunità più penalizzate dalle precedenti norme. Una quota equivalente sarà investita nelle scuole e quasi il 13 percento del totale in attività di prevenzione ed educazione sull’uso degli stupefacenti.

    La metà delle licenze per le imprese sarà riservata a categorie che includono richiedenti provenienti da comunità più colpite dalla lotta alla droga, mentre sarà data priorità a chi è stato condannato per reati associati alla marijuana o parenti di condannati.

    Secondo l’associazione per la difesa dei diritti civili Aclu, la probabilità che negli Stati Uniti un cittadino nero venga arrestato per possesso di marijuana è di 3,6 volte superiore rispetto ai bianchi (2,6 nello stato di New York), una disparità che persiste anche negli stati in cui è stata legalizzata. L’anno scorso nella città di New York, il 94 percento delle persone arrestate per illeciti legati alla marijuana erano persone di colore.

    “Questo è un giorno storico a New York, che corregge i torti del passato ponendo fine a dure pene detentive, accoglie un’industria che farà crescere l’economia [dello stato] e dà la priorità alle comunità emarginate in modo che quelle che hanno sofferto di più siano le prime a raccoglierne i benefici “, ha detto il governatore Andrew Cuomo in una nota commentando la legge che ha promulgato mercoledì 31 marzo.

    La legge consente la consegna a domicilio della marijuana, la coltivazione fino a sei piante a famiglia per uso personale, il possesso fino a tre grammi a persona e il consumo in luoghi autorizzati. Inoltre è consentito fumare cannabis ovunque sia già permesso fumare sigarette, che nella città di New York sono vietate in parchi, spiagge e aree pedonali. Il fumo di cannabis sarà vietato in scuole, luoghi di lavoro e all’interno di auto. L’apertura dei primi negozi è previsto tra più di un anno ma potrà essere vietata dalle amministrazioni locali.

    Secondo l’ufficio del governatore, la legge potrebbe creare fino a 60.000 posti di lavoro e generare per lo stato 350 milioni di dollari all’anno in entrate fiscali. Secondo le previsioni della New York Medical Cannabis Industry Association, nel 2027 il valore del mercato della cannabis nello stato potrebbe arrivare a 5,8 miliardi di dollari, dai 4,6 miliardi stimati attualmente.

    L’approvazione arriva dopo mesi di trattative tra Cuomo e i membri del gruppo parlamentare democratico sulla destinazione dei proventi della tassa sulla marijuana, una disputa in cui hanno avuto la meglio i parlamentari statali mentre Cuomo, in passato considerato uno dei massimi esponenti del partito oggi alla presidenza, è in posizione di forte debolezza dopo essere stato accusato a più riprese di molestie sessuali. Il governatore aveva già legalizzato nel 2014 l’uso terapeutico della marijuana, ulteriormente liberalizzato dalla nuova legge di quest’anno, che consente ai medici di autorizzarla per qualsiasi condizione. Sempre mercoledì Cuomo ha firmato un’altra legge che gli attivisti chiedono da anni, limitando, a partire dall’anno prossimo, l’isolamento in carcere a non più di 15 giorni consecutivi e vietandolo per alcune categorie, tra cui i minori.

    Da quando è stata lanciata dal presidente Richard Nixon nel 1971, la guerra all’uso di stupefacenti ha contribuito all’esplosione dell’incarcerazione di massa negli Stati Uniti, che, con il 5 percento della popolazione mondiale, hanno quasi il 25 percento dei detenuti di tutto il mondo. Secondo l’associazione per i diritti civili Naacp, il 56 percento dei carcerati nel paese è costituita da neri o ispanici, che rappresentano solo il 32 percento della popolazione generale.

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