Con 33 voti a favore, 14 contrari e due astensioni, New York ha approvato una legge che consentirà agli immigrati che non sono cittadini statunitensi di votare per il sindaco e altre posizioni comunali. Una decisione storica che apre la strada a grandi dibattiti tra repubblicani, già pronti alle guerre legali, e democratici che pensano di seguire l’esempio della Grande Mela.
I residenti non-cittadini pagano miliardi in tasse statali, di vendita e immobiliari, come i cittadini e contribuiscono con 229 miliardi di dollari alla produzione economica dello Stato. “Abbiamo attualmente 1 milione di newyorkesi che pagano le tasse ma non sono rappresentati; i loro interessi non vengono presi in considerazione da nessun governo”, ha dichiarato il membro del Consiglio Comunale Ydanis Rodriguez. “Il nostro paese è stato fondato sulla lotta contro la tassazione senza rappresentanza, eppure questa ingiustizia continua ancora oggi. Il fatto che un gruppo che contribuisce così tanto all’economia e alla cultura della nostra città non sia rappresentato ha costituito un grande problema che questa legge cerca di correggere”.
Circa 1 milione di non cittadini adulti vive a New York City, il che equivale al 20 percento degli attuali elettori registrati, anche se ancora non è chiaro quanti sarebbero idonei a votare, secondo i dati del censimento. Per registrarsi, i non cittadini devono aver vissuto nello Stato per 30 giorni e avere almeno un permesso di lavoro.