Montagne senza neve, stazioni sciistiche chiuse e addio settimana bianca sulle Alpi, senza contare i danni per l’ecosistema di flora e fauna. È lo scenario alpino di fine secolo, prospettato dall’Istituto di ricerca sulla neve e le valanghe (Institute for Snow and Avalanche Research) e del laboratorio Cryos del Politecnico Federale in Svizzera.
La causa? Il riscaldamento globale, ovviamente. Secondo l’equipe di studiosi elvetici, se la media della temperatura mondiale rimarrà al di sotto dei due gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, le Alpi sono destinate a perdere fino al 30 per cento del loro manto nevoso entro la fine del secolo. Scenario più grave se il riscaldamento globale oltrepassa la fatidica soglia stabilita dall’accordo COP 21 siglato a Parigi nel 2015. Se si superano i due gradi, la neve diminuirà del 70 per cento.
Sia nel primo che nel secondo caso, i ricercatori avvertono che l’inverno alpino, il periodo in cui il manto nevoso è abbastanza profondo da permettere la pratica degli sport invernali, sarà comunque molto più breve. E in futuro, la stagione sciistica potrebbe iniziare un mese dopo rispetto al normale.
A soffrirne, ovviamente, sarà il turismo, con conseguenze a cascata su tutto il comparto ricettivo, ma la progressiva scomparsa dei ghiacciai alpini influirà disastrosamente anche sull’ecosistema, senza considerare che la diminuzione della neve influirà anche sulla produzione di energia nelle centrali termoelettriche presenti nell’area.
I ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo aver comparato i dati meteorologici registrati negli ultimi anni. Uno studio simile, pubblicato due anni fa dall’Istituto di ricerca della Savoia, aveva già registrato un aumento di 1,85 gradi sul versante francese delle Alpi dal 1900 fino al 2015. Quasi il doppio rispetto al resto del pianeta.
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