Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che, durante la Seconda guerra mondiale, la soluzione finale di sterminare gli ebrei europei fu un’idea di un palestinese simpatizzante nazista.
Rivolgendosi al Congresso sionista, Netanyahu ha affermato che fu Amin al-Husseini, il Gran muftì di Gerusalemme, a convincere Hitler a compiere l’eccidio degli ebrei. Il primo ministro israeliano aveva già definito al-Husseini uno dei “principali architetti” della soluzione finale in un discorso al parlamento israeliano del 2012.
Secondo Netanyahu, Hitler non voleva inizialmente sterminare gli ebrei, ma espellerli dal Paese; fu il Gran muftì a suggerirgli di “bruciarli”.
Lo stesso ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon, uno stretto alleato di Netanyahu, ha espresso un parere differente, sostenendo che fu Hitler l’unico ideatore della soluzione finale, mentre al-Husseini si limitò ad approvarla e sostenerla.
Diversi esperti dell’olocausto hanno considerato la dichiarazione del primo ministro israeliano storicamente inaccurata, affermando che l’incontro tra il Führer e il Gran muftì avvenne solo successivamente.
Il professore del dipartimento di Storia mediorientale dell’università di Tel Aviv Meir Litvak, infatti, ritiene che il piano iniziale di Hitler fosse quello di isolare gli ebrei europei in un’area a nord dei monti Urali. Solo nel 1939, avrebbe avuto l’idea dello sterminio, due anni prima rispetto all’incontro con al-Husseini.
Anche Isaac Herzog, il leader dell’opposizione israeliana, si è definito contrario alla dichiarazione di Netanyahu: sulla sua pagina ufficiale di Facebook ha commentato le parole del primo ministro, definendole “una pericolosa distorsione che minimizza l’olocausto e la responsabilità di Hitler nei confronti del popolo ebraico”, e gli ha chiesto pubblicamente di correggere la dichiarazione.
Se Netanyahu avesse detto queste cose in Germania, sarebbe potuto finire in carcere. Secondo il codice penale tedesco, infatti, chiunque nega o sminuisce il ruolo del nazismo riguardo l’olocausto, rischia fino a cinque anni di reclusione.
Gli esperti dell’olocausto sostengono che la dichiarazione di Netanyahu di mercoledì 21 ottobre sarebbe stata un’istigazione all’odio contro i palestinesi, e sarebbe arrivata in un momento in cui tra l’altro rischia di aumentare le tensioni israelo-palestinesi.
La sera del 20 ottobre, infatti, le autorità israeliane hanno annunciato che due terroristi palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dopo che avevano attaccato alcuni soldati, ferendone gravemente uno.
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