Centinaia di migliaia di bambini nepalesi sono ritornati sui banchi di scuola.
Le scuole sono state riaperte il 31 maggio, per la prima volta dopo i devastanti terremoti del 25 aprile e del 12 maggio, che hanno causato oltre 8mila vittime e circa 23mila feriti.
La maggior parte dei bambini ha fatto lezione in strutture provvisorie, alcune fatte di bambù, perché i vecchi edifici che sono rimasti in piedi sono danneggiati e potrebbero crollare facilmente nel caso di nuove scosse.
Nelle regioni più colpite dal terremoto (Gorkha, Sindhupalchok e Nuwakot), circa il 90 per cento delle scuole è stato distrutto o gravemente danneggiato.
Secondo il governo nepalese, la ricostruzione delle infrastrutture del Paese costerà almeno sette miliardi di dollari, equivalente a un terzo del Prodotto Interno Lordo del Nepal, ma ci vorranno anni prima che si completino i lavori.
“Oggi siamo felici perché finalmente gli studenti sono di nuovo qui, a giocare e cantare”, dice Iswor Man Bajracharyan, preside di una scuola intervistato da Al Jazeera. Ma aggiunge che la situazione è ancora difficile: a oltre un mese dal terremoto, molti bambini continuano a vivere in accampamenti di fortuna e non sono potuti tornare nei propri villaggi.
In una delle scuole visitate dal quotidiano britannico The Guardian, solo metà degli studenti era presente. In molti villaggi le scuole temporanee non sono ancora state costruite e quasi un milione di bambini nepalesi non sono potuti tornare in classe.
Secondo l’Unicef, il terremoto potrebbe annullare i progressi nel campo dell’educazione fatti dal Nepal negli ultimi 25 anni, in cui le iscrizioni alla scuola primaria sono cresciute dal 64 per cento al 95 per cento.
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