Aveva 15 mesi e si chiamava Artin, è morto nel tentativo di attraversare la Manica e raggiungere il Regno Unito partendo dalla Francia. Il suo cadavere fu trovato dalla polizia norvegese sulle coste della Norvegia a ottobre dello scorso anno. Il piccolo è morto insieme alla famiglia composta da altre 4 persone, tutte curdo-iraniane. L’intero nucleo familiare aveva attraversato anche l’Italia, dopo essere sbarcato sulle coste della Puglia.
La Bbc e la polizia inglese hanno ricostruito l’intero viaggio compiuto dal bimbo e dalla sua famiglia. Il gruppo era partito il 7 agosto 2020 dal Kurdistan iraniano e aveva raggiunto le coste occidentali della Turchia. Da qui aveva raggiunto le coste dell’Italia seguendo la rotta dello Ionio, appannaggio di scafisti russi e ucraini che periodicamente sbarcato gruppi di migranti tra Calabria e Salento. Anche oggi 60 profughi curdi sono arrivati in Puglia e nelle operazioni di soccorso la Guardia di Finanza italiana ha arrestato 2 trafficanti russi. La rotta che porta i migranti a sfidare la traversata dalla Manica dalla Francia alla Gran Bretagna resta tra le più pericolose.
“Professionisti qualificati del dipartimento di scienze forensi dell’ospedale universitario di Oslo sono riusciti a recuperare i profili del Dna corrispondenti”, si legge in una nota della polizia norvegese. Le altre vittime sono Rasoul Iran-Nejad, 35 anni, Shiva Mohammad Panahi, 35, Anita, nove, e Armin, sei. La famiglia proveniva dalla città di Sardasht nell’Iran occidentale, vicino al confine con l’Iraq. Altri quindici migranti sono stati portati in ospedale e sul naufragio è stata aperta un’inchiesta a Dunkerque dalla procura francese.