Le Nazioni Unite hanno deciso di sospendere i convogli di aiuti umanitari in Siria dopo che i suoi camion sono stati attaccati da alcuni jet militari lunedì 19 settembre 2016.
Il portavoce del dipartimento per gli Affari umanitari dell’Onu Jens Laerke ha reso noto martedì che “per ragioni di sicurezza, i movimenti dei convogli umanitari in Siria sono stati sospesi in attesa di verifiche sulla situazione”.
Il convoglio colpito, formato da 31 automezzi contenenti grano, abbigliamento invernale e scorte mediche, aveva ricevuto il nullaosta da tutte le parti coinvolte, inclusi Russia e Stati Uniti, ha riferito Laerke.
Diciotto dei camion sono andati distrutti e tra le vittime civili ci sono anche operatori della Syrian Arab Red Crescent (Sarc), il braccio siriano della Croce rossa internazionale.
Il presidente del Comitato internazionale della Croce rossa, Peter Maurer, ha definito l’attacco “una flagrante violazione del diritto umanitario internazionale”.
“L’incapacità di proteggere gli operatori e le strutture umanitarie può avere serie ripercussioni sul lavoro umanitario nel paese”, ha detto Maurer.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha accusato l’aviazione siriana o quella russa di aver condotto il raid aereo che ha colpito il convoglio.
Ma il ministero della Difesa russo ha detto che né la sua aeronautica né quella di Damasco sono coinvolte, aggiungendo che le informazioni circa gli spostamenti del convoglio erano in possesso unicamente dei miliziani che controllano quelle aree.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, nel frattempo, ha anche reso noto che nutre poche speranze che il cessate il fuoco possa essere rinnovato e ha asserito che la controparte americana non ha adempiuto all’impegno di separare i terroristi dalla “cosiddetta opposizione moderata”.
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