L’ex primo ministro pakistano Nawaz Sharif è destinato a tornare al potere dopo 14 anni. I primi annunci ufficiali per i seggi dell’Assemblea Nazionale, elencati sul sito della Commissione elettorale , hanno confermato che il suo partito, il Pakistan Muslim League-Nawaz (Pml-N), ha vinto almeno 72 dei primi 136 posti da assegnare.
Sharif ha cantato vittoria già da sabato, quando gli exit poll hanno suggerito che il suo partito era in vantaggio. “Dio ci ha benedetti con questa vittoria, ora preghiamo che Dio ci benedica anche con la maggioranza”, aveva detto.
Il risultato segna un ritorno di Sharif, che è stato primo ministro del Pakistan già due volte. Ha governato tra 1990 e 1993 e di nuovo tra 1997 e 1999, quando fu deposto da un colpo di Stato militare.
Sharif ha affrontato una dura sfida dall’ex star del cricket Imran Khan, che ha raccolto il sostegno di giovani pakistani criticando i politici tradizionali del Paese. Il suo partito (il Pakistan Tehreek-e-Insaf) non ha fatto bene come previsto, ma ha portato le giovani generazioni verso un’alta affluenza alle urne.
Non è ancora chiaro quanti seggi vinceranno in assemblea il partito di Khan e il Partito Popolare del Pakistan, al potere prima del voto. I risultati ufficiali, secondo un funzionario della Commissione elettorale, potrebbe richiedere alcuni giorni. Un portavoce della Commissione elettorale ha detto che l’affluenza è stata intorno al 60 per cento. Almeno 130 persone sono state uccise durante una campagna elettorale sanguinosa, che ha colpito soprattutto i sostenitori dei partiti laici del Pakistan con attacchi ai candidati durante i comizi elettorali e verso i loro uffici della campagna.
Nel 1999, Nawaz Sharif venne rovesciato da un colpo di Stato militare del generale Pervez Musharraf. Sharif finì in prigione, e poi inviato in esilio per sette anni. In sua assenza, alcuni hanno sostenuto che il partito di Sharif – e la sua carriera politica – fosse finita. Ora invece Sharif è destinato a diventare per la terza volta il primo ministro del Pakistan, mentre Musharraf è in stato di arresto e potrebbe finire sotto processo.
Sharif dovrà affrontare tre grandi sfide quando avrà il potere. Ripristinare un sistema efficiente di distribuzione dell’energia, rilanciare l’economia, combattere il terrorismo interno. E dovrà lavorare con gli Stati Uniti, cercando di trovare un equilibrio tra la gestione delle relazioni con Washington e allo stesso tempo placare il sentimento anti-americano in Pakistan.
Gli aiutanti di Sharif dicono che la sua posizione è la migliore per rilanciare l’economia, grazie al suo approccio verso il libero mercato. “Il modo migliore per affrontare il problema dell’energia elettrica è privatizzare il settore energetico”, ha detto Khawaja Muhammad Asif, un importante membro del Pml-N.
Per molti elettori la preoccupazione principale è la carenza di energia elettrica – a volte assente anche per 20 ore al giorno – e il suo effetto paralizzante sull’economia. Gli economisti stimano che la crisi energetica del Pakistan taglia fino al 5 per cento della possibile crescita ogni anno. Nelle grandi città industriali come Faisalabad, dove il partito di Sharif ha vinto molti seggi, le fabbriche sono state costrette a chiudere e decine di migliaia di lavoratori licenziati.
Barack Obama si è congratulato con il Pakistan sullo svolgimento pacifico delle elezioni e ha detto che lavorerà alla pari con il nuovo governo del Paese. “Gli Stati Uniti sono con tutti i pakistani nell’accogliere questo storico trasferimento pacifico e trasparente del potere alle forze civili, una pietra miliare nel progresso democratico del Pakistan,” ha detto in un comunicato il presidente Obama senza citare il nome di Sharif.
Il presidente afgano Hamid Karzai ha subito invitato il nuovo governo del Pakistan a sostenere colloqui di pace, sperando che Islamabad cooperi nella lotta al terrorismo. Il presidente afghano ha accolto con favore l’alta affluenza alle elezioni: “L’alto tasso di partecipazione è un segno che la gente vuole la democrazia”. L’Afghanistan ha ripetutamente accusato il Pakistan di fare da covo e sostenere gruppi di militanti talebani nelle zone al confine tra i due Paesi.
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