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    La Nato schiera altre 10 navi militari nel Mar Baltico

    Task force navale dello Standing NATO Mine Countermeasures Group 1 impegnata nelle operazioni di sminamento condotte nel novembre 2024 nel Mar Baltico. Credit: © MARCOM / NATO
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 8 Gen. 2025 alle 16:07 Aggiornato il 8 Gen. 2025 alle 16:08

    La Nato schiererà altre 10 navi per proteggere le importanti infrastrutture sottomarine nel Mar Baltico dopo una serie di presunti episodi di sabotaggio condotti da imbarcazioni salpate da alcuni porti in Russia. L’indiscrezione è stata rilanciata ieri dall’emittente pubblica finlandese Yle, secondo cui l’operazione potrebbe cominciare già nel fine settimana.

    La nuova squadra navale, secondo l’emittente, incrocerà nelle vicinanze di alcuni cavi per telecomunicazioni ed elettrodotti sottomarini nel Mar Baltico “per un massimo di quattro mesi”. L’operazione, avviata nell’ambito del rafforzamento della presenza della Nato nella regione annunciata a fine anno dall’Alleanza, mira a “scoraggiare possibili atti di sabotaggio” e ad “aumentare le probabilità di rapida identificazione e cattura di eventuali sabotatori”.

    Il 30 dicembre scorso, la Nato aveva annunciato il rafforzamento della propria presenza militare nel Mar Baltico e la valutazione di “altre misure per affrontare potenziali minacce alle infrastrutture sottomarine critiche”. Lo schieramento della nuova squadra navale, secondo Yle, si inserisce proprio in questo quadro.

    Intanto il ministro della Difesa finlandese Antti Häkkänen ha affermato che la capacità di Helsinki di monitorare le imbarcazioni in transito nella regione è “a un buon livello”, ma che sarà rafforzata grazie a una Forza di spedizione congiunta (JEF) guidata dal Regno Unito “per identificare meglio le imbarcazioni sospette prima ancora che arrivino nelle vicinanze della Finlandia”.

    Il 6 gennaio infatti il governo britannico ha lanciato una nuova iniziativa che si avvale dell’intelligenza artificiale per “monitorare potenziali minacce alle infrastrutture sottomarine e monitorare la flotta ombra russa” (un’espressione usata per riferirsi alle imbarcazioni utilizzate da Mosca per eludere le sanzioni). “Specifiche imbarcazioni identificate come parte della flotta ombra russa sono state registrate nel sistema in modo da poter essere monitorate attentamente quando si avvicinano ad aree di interesse chiave”, ha fatto sapere il ministero della Difesa di Londra.

    Sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 il Mar Baltico è stato teatro di numerosi incidenti simili. Queste azioni, mirate in particolare alle infrastrutture energetiche e di telecomunicazione, si inseriscono, secondo Usa, Nato e Ue, nel contesto di una “guerra ibrida” tra la Russia e i Paesi occidentali.

    L’ultimo incidente simile è avvenuto il 25 dicembre scorso quando, secondo l’operatore nazionale finlandese Fingrid, il cavo elettrico EstLink 2 tra Finlandia ed Estonia è stato danneggiato, senza compromettere la fornitura di elettricità. Helsinki sospetta che una nave petrolifera, la Eagle S battente bandiera delle Isole Cook e proveniente dal porto russo di San Pietroburgo e ufficialmente diretta a Port Said, in Egitto, sia la causa del guasto.

    La petroliera è stata successivamente abbordata mentre la polizia finlandese ha annunciato l’apertura di un’indagine per “sabotaggio aggravato”, ricevendo il sostegno e la solidarietà degli altri Paesi membri dell’Unione europea e della Nato. Proprio oggi l’agenzia finlandese per i trasporti e le comunicazioni Traficom ha negato l’autorizzazione alla navigazione all’imbarcazione “per motivi di sicurezza”, mentre la Marina di Helsinki, in collaborazione con una squadra navale svedese, ha localizzato e recuperato dal fondale marino l’ancora appartenente alla Eagle S, rinvenendo anche una scia lunga 100 chilometri scavata sul fondo del mare.

    Un altro incidente di questo genere era avvenuto nel novembre scorso quando, nei giorni del ​​17 e 18, due cavi di telecomunicazione erano stati oggetto di un presunto sabotaggio nelle acque territoriali svedesi. Allora le autorità di Stoccolma sospettarono il coinvolgimento di una nave portarinfuse battente bandiera cinese, la Yi Peng 3, che si trovava in zona al momento del danneggiamento.

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