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    Monsignor Bettazzi a TPI: “Dove c’è Nato c’è guerra, ecco perché andava abolita”

    Luigi Bettazzi. Credit: Alberto Ramella / AGF

    A TPI parla Monsignor Luigi Bettazzi, che assistette alla risoluzione della crisi missilistica cubana: “A Cuba, né Usa né Russia cercavano lo scontro. Oggi nessuno vuole evitarlo. La Chiesa sta provando a fare di tutto per arrivare a un accordo. Le armi? Un errore. L’azione di difesa, come quella d’attacco, è una follia”

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 14 Ott. 2022 alle 09:18 Aggiornato il 14 Ott. 2022 alle 09:19

    Monsignor Luigi Bettazzi, 99 anni, è il vescovo che fu testimone della risoluzione alla crisi missilistica di Cuba del 1962. In quegli stessi anni partecipò al Concilio Vaticano II, di cui fu protagonista. Oggi risponde al telefono da Albiano d’Ivrea, lucido e netto nel suo pensiero.

    Monsignor Bettazzi, che idea si è fatto della guerra in Ucraina a oltre sei mesi dal suo inizio?
    «Secondo me la follia – come la chiama il Papa – è la guerra di attacco, ma anche quella di difesa. L’unica difesa vera è sulla base della non violenza e oggi nessuno la porta più avanti. Tutti pensano che all’occupazione si risponda con la guerra. E allora cosa fare? Si va controcorrente e amen».

    Come mai secondo lei?
    «È la mentalità della violenza dell’Io, che è presente nelle famiglie, nella società, in tutto il mondo. Se tu non sei d’accordo con me, se hai un colore della pelle diverso, se non sei dalla mia stessa parte, ti faccio fuori, o ti faccio la guerra. È una mentalità diffusa, ed è la più contraria ai vangeli, la più anti-umana, perché non si arriverà mai alla pace con la mentalità della violenza. Dire queste cose al giorno d’oggi vuol dire sembrare dalla parte di Putin».

    Si è dato una risposta del perché ciò accada?
    «La mentalità è antecedente. Putin ha sbagliato a rispondere così, ma l’abbiamo stimolato noi. Con Gorbaciov, per due volte, avevamo promesso che avremmo abolito la Nato. Non solo non l’abbiamo abolita, ma l’abbiamo allargata e la stavamo portando all’Ucraina, che è anche la madrepatria, per religione, della Russia. E questo tutto per l’America, che comanda la Nato».

    E cosa avremmo dovuto fare quindi?
    «Abolire la Nato quando l’avevamo promesso, e non allargarla ai territori vicini alla Russia, la quale si sente assediata».

    Monsignore, lei è stato testimone della risoluzione alla crisi missilistica di Cuba. All’epoca c’era Papa Giovanni XXIII. Vede delle similitudini con la minaccia nucleare di oggi?
    «Ci sono delle similitudini, ma quel che differisce è l’atteggiamento delle due potenze. All’epoca le parti in gioco non volevano la guerra, ma non potevano più tirarsi indietro. L’intervento di Papa Giovanni, concordato in anticipo, ha permesso loro di fermarsi salvando la faccia. Del resto, è quello che sta cercando di fare adesso Papa Francesco. Ma né l’America né Putin vogliono salvare la faccia. Putin non vuol perdere, l’America invece vuole che perda. Se nessuno dei due vuole, è inutile anche continuare a fare degli interventi, salvo un miracolo dall’alto».

    Scusi ma la guerra non è tra Russia e Ucraina?
    «No, è tra Russia e America. L’Occidente è talmente controllato dall’America che l’Europa ha tentato il primo intervento diplomatico dopo 60 giorni di guerra. Prima l’America non voleva che si intervenisse. Perché, ripeto, vogliono che Putin perda, e Putin non può perdere».

    Nella Chiesa molti non la pensano così.
    «Da questo lato la Chiesa sta provando a fare di tutto per arrivare a un accordo. Dall’altro, lo Stato protegge la Chiesa e la Chiesa protegge lo Stato. Il patriarca Kirill, che prima di avere questo incarico era uno dei più aperti, adesso invita le persone ad andare a combattere, e dice che chi difenderà la Russia andrà in paradiso. Non è andato nemmeno all’incontro con le altre Chiese, per non incontrare il Papa».

    Mi pare di capire che lei ha una posizione netta e chiara sul conflitto. Perché la Chiesa non esprime con altrettanta forza questa sua lettura?
    «La Chiesa continua a dire di fare la pace ad ogni costo. Può darsi che Parolin stia imbastendo qualcosa, non si sa, perché è un’informazione riservata. Può darsi che stiano provando ad avere diplomaticamente delle soluzioni. Ma pubblicamente più che dire che vogliamo la pace…E pregare per chi soffre. Intanto in Ucraina si muore, è chiaro che dobbiamo pregare per loro».

    Quando lei parla di pace ad ogni costo vuol dire che gli ucraini dovrebbero smettere di resistere?
    «Io credo di sì. Perché continua a morire della gente, continuano a esserci delle distruzioni. Poi se viene la bomba atomica? Lui è matto, ma siamo matti anche noi ad aver accettato che sia arrivato a questo punto».

    Questo non significherebbe darla vinta a Putin?
    «Può darsi, ma segretamente. Mica lo si può fare pubblicamente. Ci saranno delle mosse diplomatiche che stanno facendo e che non possono dire. La diplomazia ha i suoi segreti».

    Lei viene chiamato “il costruttore di pace” per il ruolo che ha esercitato nella storia della Chiesa. Oggi da dove partirebbe?
    «Mi chiamano così perché ho sempre lavorato per la pace da presidente di Pax Christi. Oggi direi: “Smettetela. Anche a costo di perdere, salverete delle vite. Poi vedremo dopo cosa si farà”. Anche smettendo da una parte, perché la pace è non combattere».

    Papa Giovanni XXIII negli anni Sessanta diceva che, con le armi esistenti all’epoca, affermare che la guerra va bene sarebbe stato da matti.
    «Con le armi che ci sono in giro la guerra è fuori dalla ragione, diceva. E lo è la guerra d’attacco, ma anche quella di difesa, perché in quanto guerra è follia. L’ha ripetuto pure Papa Francesco».

    Aggiungeva anche che la guerra totale (atomica, biologica e chimica) è un crimine contro Dio e contro l’umanità…
    «E se l’ha fatto Putin perché dobbiamo farlo anche noi?».

    …e che vendere armi è contro la Costituzione italiana. Lei ritiene che sia giusto inviare armi all’Ucraina?
    «No, sarebbe giusto che si smettesse la guerra. A qualunque prezzo».

    E come risponde a chi dice che se non avessimo inviato loro delle armi sarebbero già caduti, e Putin avrebbe raso al suolo l’Ucraina?
    «Ci sarebbe stata la resistenza non violenta».

    Contro le bombe e i fucili di Putin?
    «Con la mentalità di Putin è chiaro che la libertà va difesa a tutti i costi. È la mentalità della violenza e della guerra. La mentalità della pace consiste invece anche nell’accettare le oppressioni degli altri e fare poi la resistenza non violenta. Anche Gandhi diceva così».

    Lei ha mai espresso questi suoi pensieri ad alcuni alti rappresentanti della Chiesa?
    «Anche nella Chiesa ci sono tante mentalità, anche lì ci può essere chi dice che la libertà va difesa a ogni costo. Ma Gesù la sua libertà non l’ha difesa, è andato in croce. Poi però è risorto. E noi risorgeremo. Dovremo credere che sarà così anche se siamo vittime della violenza».

    L’Italia dovrebbe uscire dalla Nato?
    «Dovremmo fare in modo che la Nato non esistesse, perché dove c’è Nato c’è guerra. Perfino Paesi pacifici come la Finlandia adesso chiedono di entrare nella Nato, perché abbiamo portato le cose a questo punto, in cui si dice: l’unica salvezza del mondo è la Nato. Ci immaginiamo le conseguenze? Adesso che la Cina sta crescendo…La Nato è la perdita del mondo».

    I leader europei sono troppo sottomessi agli Stati Uniti?
    «Hanno dormito troppo. Hanno accettato pacificamente il dominio dell’America, che ha fatto di tutto perché l’Europa non valesse niente. Guardi Trump cosa ha fatto, insomma. Tant’è vero che l’Inghilterra ha preferito uscire dall’Europa. Perché noi non abbiamo saputo essere autonomi. Abbiamo goduto della protezione dell’America e siamo rimasti vittime dell’America».

    Draghi è uno dei responsabili di questo indebolimento europeo?
    «Ha dovuto adeguarsi a quel che gli era chiesto».

    Saremmo finiti in questa guerra ugualmente?
    «Non parlo di Draghi, perché non so cosa veramente pensi. Credo abbia cercato quello che in quel momento gli è stato presentato come bene dell’Italia. Per quel che ha potuto lo ha fatto. È uno che sa cavarsela nelle situazioni più difficili».

    C’è un leader italiano che potrebbe invertire questa tendenza di sottomissione agli Usa e alla Nato?
    «Nel mondo dei pacifisti c’è qualcuno, ma ancora data l’atmosfera non si è riusciti a emergere. Io avevo molta stima di Romano Prodi, ma ha visto come l’hanno fatto fuori. Perfino i suoi cosiddetti amici non hanno voluto che governasse».

    Spesso si parla di guerra giusta, cui si contrappone una pace giusta.
    «La guerra è sempre sbagliata».

    Bene. Ma per ottenere una “pace giusta” come ritiene che sia possibile costruire una rete che faccia capire a Putin e Biden che la soluzione è smettere di combattere?
    «Questo è compito dell’Europa. Dovrebbe cercare di trovare la soluzione diplomatica, moltiplicando le iniziative diplomatiche, a tutti i costi».

    Bè al Parlamento europeo, quando è stata proposta una simile risoluzione, questa è stata bocciata. La risposta è stata che bisogna intensificare lo sforzo militare a favore degli ucraini. Perché?
    «Non so, non me lo spiego davvero, non capisco».

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