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    Nagasaki non invita Israele alla commemorazione delle vittime della bomba atomica. Usa, Gb, Francia, Ue e Italia protestano. Il sindaco: “Deplorevole”

    L'esplosione atomica su Nagasaki del 9 agosto 1945. Credit: Science Photo Library / AGF
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 8 Ago. 2024 alle 10:24

    Il comune di Nagasaki non ha invitato l’ambasciatore di Israele, Gilad Cohen, a partecipare domani alla cerimonia di commemorazione del bombardamento atomico compiuto dagli Stati Uniti sulla città giapponese il 9 agosto 1945, scatenando la reazione sdegnata di Usa, Regno Unito, Francia, Unione europea e anche dell’Italia.

    Il 9 agosto di 79 anni fa, Washington sganciò “Fat Man”, una bomba atomica, su Nagasaki, uccidendo circa 74 mila persone, tra cui molte sopravvissute all’esplosione ma morte in seguito a causa delle radiazioni emesse dall’ordigno al plutonio. Il tutto tre giorni aver sganciato la prima bomba nucleare della storia sulla città giapponese di Hiroshima, uccidendo circa 140 mila persone. Una settimana dopo, il 15 agosto 1945, il Giappone annunciò la resa, ponendo così fine alla Seconda guerra mondiale.

    Ogni anno le due città nipponiche organizzano una commemorazione dei due bombardamenti atomici, i primi e unici finora nella storia, a cui sono invitati anche i diplomatici e i rappresentanti dei Paesi stranieri. Dal 2022, gli ambasciatori di Russia e Bielorussia sono stati esclusi dalle celebrazioni a causa dell’invasione dell’Ucraina decisa da Mosca e appoggiata da Minsk.

    Tuttavia il sindaco di Nagasaki, Shiro Suzuki, ha fatto sapere che il mancato invito di Israele non è legato a ragioni politiche ma solo di sicurezza. Alla cerimonia del 6 agosto scorso però, organizzata a Hiroshima, l’ambasciatore israeliano, Gilad Cohen, ha partecipato senza problemi. Così le polemiche iniziali hanno causato un piccolo incidente diplomatico.

    La reazione dell’Occidente
    Gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia, l’Unione Europea e anche l’Italia (a cui, forse, si accoderanno Canada e Australia) non invieranno infatti i propri ambasciatori in Giappone alla cerimonia di commemorazione a Nagasaki, a cui parteciperanno invece dei funzionari diplomatici di grado inferiore.

    Tuttavia, soltanto le ambasciate statunitense e britannica hanno ufficialmente collegato la decisione con il mancato invito dell’ambasciatore israeliano Gilad Cohen da parte del comune nipponico.

    L’ambasciata del Regno Unito ha fatto sapere che l’esclusione dello Stato ebraico ha creato “un’infelice e fuorviante equivalenza con Russia e Bielorussia, gli unici altri Paesi non invitati alla cerimonia di quest’anno”.

    Un portavoce dell’ambasciata francese ha definito “deplorevole e discutibile” la decisione del comune, mentre la missione diplomatica tedesca ha criticato la scelta di “mettere Israele sullo stesso piano di Russia e Bielorussia”.

    Il diretto interessato, l’ambasciatore Gilad Cohen, che martedì scorso ha partecipato alla cerimonia simile tenuta a Hiroshima senza incidenti, ha definito la decisione di Nagasaki ” un messaggio sbagliato al mondo”.

    Una fonte diplomatica del nostro Paese ha ammesso all’agenzia di stampa Afp che anche la reazione dell’Italia è stata una conseguenza diretta della scelta dell’amministrazione municipale giapponese, che malgrado le proteste ha confermato la decisione, spiegandola con motivi di sicurezza.

    La risposta del sindaco Suzuki
    Il sindaco della città, Shiro Suzuki, ha ribadito oggi che il mancato invito di Israele non è motivato da ragioni politiche ma da motivi di sicurezza: le autorità locali temono infatti che la presenza dell’ambasciatore dello Stato ebraico possa scatenare proteste contro la guerra di Tel Aviv nella Striscia di Gaza, costata la vita a quasi 40mila persone in oltre dieci mesi di conflitto. 

    Suzuki ha definito “deplorevole” la scelta di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Unione europea e Italia. “È un peccato che ci abbiano comunicato che i loro ambasciatori non potranno partecipare”, ha detto oggi il sindaco in conferenza stampa, come riporta l’agenzia giapponese Kyodo. “Abbiamo preso questa decisione non per ragioni politiche. Vogliamo condurre una cerimonia senza intoppi in un ambiente pacifico e solenne”.

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